sabato 26 febbraio 2011

Un druido autentico

Il dottor Angelo Bona, medico psicoterapeuta specializzato in ipnosi regressiva, dopo anni di ricerche e numerosi segnali, ha scoperto che in una vita precedente era stato un druido.
Oggi ho dato un’occhiata all’anteprima Google di un suo libro, Vita nella vita. Ipnosi regressiva a vite precedenti e mi sentivo svenire da quanto è ricco di esperienze straordinarie! Mi ci sono immedesimata molto, dato che anch’io ho una vera fissa per i celti e il druidismo. Chissà che non scopra anch’io di essere la reincarnazione di una druidessa! Però mi emoziona tantissimo anche lo stile country Old America e per ora qualche mio sogno ha avuto a che fare con gnomi, leprechaun, pixie e fatine… se non altro abitatori di terre celtiche… ho fatto anche un sogno ricchissimo di simboli che dopo 10 anni non ho quasi del tutto decifrato, ma ha a che vedere con Cristo e l’alchimia, non col druidismo. Peccato, visto che i druidi non hanno lasciato nulla di scritto, mi sarebbe tanto piaciuto arrivare alla conoscenza del druidismo per via interiore, ma chissà, non è detta l’ultima parola.
Da un’intervista di Renzo Allegri che potrete trovare sul sito:
http://www.tonyassante.com/renzoallegri/bonadruido/indice.htm
“In una vita precedente sono stato un sacerdote druido”, mi ha detto. “Ero uno di quei sacerdoti che gli antichi Celti, il popolo vissuto in Europa oltre duemila anni fa, consideravano i custodi della terra. A questa conclusione sono giunto dopo molti anni di ricerche inseguendo una precisa e forte intuizione interiore riguardante le mie origini. Ho fatto molti viaggi in Irlanda, in Bretagna, in Galles e alla fine, attraverso sogni, regressioni ipnotiche e coincidenze perfette e inoppugnabili, ho fatto la mia incredibile scoperta”.
Se queste parole fossero state pronunciate da una persona qualunque, sprovvista di cultura e di conoscenze storiche e scientifiche, probabilmente mi avrebbero fatto sorridere. Mi avrebbero di certo affascinato ma le avrei anche giudicate frutto di fantasia, quasi sicuramente prive di fondamenti reali. Ma il dottor Angelo Bona è un medico psicoterapeuta, specialista in anestesia, presidente della “Società Italiana Ipnosi Regressiva” e noto saggista. È insomma, un uomo di scienza, al di sopra, quindi, di ogni sospetto. Le sue parole perciò fanno riflettere.
Autore di numerosi e fortunati volumi (l’ultimo, L’amore dopo il tramonto, pubblicato da Mondadori, è nei posti nobili delle classiche), il dottor Bona si dedica soprattutto allo studio dell’ipnosi regressiva, in cui vanta un’esperienza professionale di oltre vent’anni.
“La mia storia può sembrare incredibile ma è reale”, riprende a raccontare il dottor Bona dopo una breve pausa di riflessione. “È un cammino interiore, una vera e propria ricerca che mi ha dato l’esatta percezione di ciò che sono e che sono stato. Fin da bambino, ho sempre avuto strani ricordi, frammenti di una memoria passata. Erano immagini di sacerdoti vestiti di tuniche bianche, incappucciati, con lunghe barbe e capelli candidi. Inoltre, ho sempre avuto una fortissima attrazione verso la Gran Bretagna e il nord della Francia, verso i territori dove un tempo vissero i Celti, verso i “dolmen” e i “menhir”, cioè quegli antichissimi monumenti come Stonehenge, verso le foreste di querce che erano gli alberi sacri dei Druidi.
Poi, anni fa, un vecchio druido mi apparve in sogno. Mi parlò e mi disse: “Ecco il tuo vero nome. Il tuo vero nome è Sir Môn Idrakun.” Da quel sogno straordinario nacque in me l’esigenza di cercare le mie origini, di comprendere la mia vera natura. Con l’aiuto di un collega, psicoterapeuta come me, andai in trance. Tramite l’ipnosi regressiva, volevo sapere qualcosa di più sul mio lontano passato, quello “inciso nel mio DNA”. Quando mi svegliai, il mio amico mi disse che durante l’ipnosi gli avevo raccontato di tre sacerdoti dalle bianche vesti e di un rituale. Avevo descritto una spiaggia, una sorta di anfiteatro in riva al mare, e tanta gente che assisteva al rito. Disse che avevo usato un linguaggio lirico, poetico e che la mia voce era piena di emozione.
Da quel momento dedicai il tempo libero a viaggiare, in costante ricerca di me stesso. Un giorno, mi trovavo in Bretagna. Entrai in una chiesetta, vidi una signora e con la massima spontaneità le chiesi dove potevo trovare i druidi. Lei mi guardò come se fossi un pazzo. Ma poi la sua espressione cambiò. Qualcosa nel mio sguardo le fece capire che non stavo scherzando ma che ero disperatamente sincero. Mi sorrise e mi disse che nella foresta di Broceliande, ad un centinaio di chilometri da lì, c’era il “Grande Collegio dei Druidi”, uno degli ultimi sopravvissuti. Se cercavo i druidi, dovevo dirigermi là. Mi disse che dovevo parlare con Jean Tosh, il Druido anziano. Lui avrebbe potuto aiutarmi.
 Conoscevo di nome la mitica foresta di Broceliande. Le leggende dicono che lì si trovi la tomba di Mago Merlino. Pieno di emozione mi misi in viaggio e quando arrivai in una piccola libreria, sede del Collegio dei Druidi, mi venne incontro una donna anziana. Mi trattò come fossi stato suo figlio e mi disse di chiamarla “Mamy”. Era Yvette Nicol, la moglie del Druido anziano. “Bentornato a casa”, mi disse. Ma non feci in tempo a riflettere sulle sue parole che comparve Jean Tosh. All’epoca aveva già 75 anni. Era vestito in modo normale, aveva i capelli lunghi e bianchissimi. E un’espressione di meravigliosa serenità sul viso. Mi abbracciò e mi diede da leggere Le fatiche di Ercole dicendomi: “Vai sulla costa, in riva al mare, e leggi con calma. Preparati, perché tra una settimana ci sarà un raduno con tutti i druidi d’Europa. Voglio ci sia anche tu.”
Mi pareva di vivere in un sogno. Lessi il libro e le vicende di Ercole. La sua ricerca attraverso le terribili fatiche, mi sembrava l’inizio di un cammino iniziatico. Poi venne il giorno del raduno. C’erano molti Druidi provenienti da tutte le parti d’Europa e tanta gente accorsa per assistere. Molte persone erano lì per chiedere a Tosh di entrare nel cerchio dei Druidi. Non dimenticherò mai quei momenti.
Durante la cerimonia, Tosh mi venne vicino e mi chiese: “Chi sei? Quale è il tuo vero nome?”. Io gli risposi con quel nome che il druido mi aveva confidato in sogno. “Mi chiamo Sir Môn Idrakun.” Tosh mi guardò un attimo, sorpreso. Poi mi sorrise e mi disse: “Tu sei stato druido. E ora tornerai druido” e mi accompagnò tra i membri Anziani del Collegio. Era incredibile. Ci vogliono anni e anni per essere accolti nel “Collegio dei Druidi”, e io, in un attimo, avevo avuto quel privilegio. In quel momento capii che per davvero ero stato un druido in un tempo passato. Ma solo due anni fa scoprii quale fosse la mia terra d’origine.
Non era la foresta di Broceliande, come pensavo in un primo momento. Era il Galles. Due anni fa andai a visitare l’isola di Anglesey, a nordovest del Galles perché avevo scoperto che il nome gaelico dell’isola era Ynys Môn. “Môn”, proprio come il mio nome. Giunto nell’isola, mi sentii subito strano. Da una parte ero felice, come se fossi tornato a casa dopo un lungo viaggio. Ma provavo anche una sorta di angoscia, come qualcosa che mi opprimeva. Mi fermai al museo di Oriel Ynys Môn e chiesi alla signora che lo gestiva se c’era qualcuno che potesse darmi spiegazioni sulle tradizioni del luogo, sulla storia dell’isola. Pensavo che, forse, quelle conoscenze potevano aiutarmi a capire che cosa mi stava succedendo. “Ci sarebbe il professor Gwilym Jones, che è un esperto di tradizioni druidiche”, mi disse la signora senza sapere che io ero interessato proprio ai druidi. “Ma siamo in agosto”, continuò, “e di questo periodo il professore è sempre lontano, in vacanza. Se vuole, provo lo stesso a telefonare”. Beh, non solo il professor Jones rispose subito ma disse anche che stava proprio per venire da quelle parti. Una coincidenza? Non lo so. Ma quando parlammo, confidai al professore il mio nome di druido e lui fu molto sorpreso. Mi disse che l’isola non solo si chiamava Ynys Môn ma era anche conosciuta come Sir Fôn. “Môn” e “Sir”, due parti del mio nome druidico. Mi raccontò che i Romani, nel 61 d.C, per spegnere un’insurrezione dei Britanni, appiccarono un immane incendio sull’isola, bruciando tutte le foreste di querce, gli alberi sacri dei Druidi. Distruggere i santuari dei capi spirituali dei Britanni, era l’unico modo per vincere. Il professor Jones mi disse che, a causa di quell’incendio, sull’isola non si trovava più alcuna traccia delle foreste di un tempo. I ricercatori non avevano trovato pollini di quercia nel terreno se non in strati risalenti a circa duemila anni prima. Io avevo in qualche modo memoria di quella tragedia: ecco perché mi sentivo angosciato nel camminare su quei luoghi. L’isola di Ynys Môn era la mia antica patria.
Ecco, questa è la mia storia. Io sono un druido. Lo sono stato in passato e lo sono tuttora. I druidi erano musicisti e amavano la poesia. Bene, io non conosco la musica, eppure compongo canzoni, scrivo i testi e la melodia. Insieme ad un gruppo, stiamo incidendo queste musiche e sono canzoni che hanno per tema proprio le vite precedenti e i druidi. E per scrivere le parti più poetiche dei miei libri, io vado in trance. Mi addormento, inizio a dettare e la mia segretaria scrive ciò che dico. E sono pagine liriche, con un linguaggio che non sarei capace di usare normalmente. Un giorno venne da me una ragazza. Era oppressa da forti sensi di colpa e non ne capiva la ragione. Decidemmo di indagare con l’ipnosi regressiva nel suo passato. In trance, mi raccontò di essere stata una druidessa di nome Benedicta e mi disse di avermi incontrato, di aver incontrato Sir Môn Idrakun. In seguito quella ragazza mi fece dono di un suo disegno. Vi è raffigurato un Druido anziano, “Sir”, seduto sulla luna, “Môn”, che domina l’idra, cioè “Idrakun”, simbolo del Galles.”


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