lunedì 22 luglio 2013

I Fianna



Il ciclo degli Dei e dei guerrieri irlandesi comprende i fianna, guerrieri di professione che avevano un loro esercito in ciascuna delle 4 provincie nelle quali era anticamente suddivisa l’Irlanda. Il loro compito era di difendere il Re Supremo e i re locali dalle magie di streghe e dei druidi nemici, ma la loro indole non era esclusivamente guerresca; anzi essi sapevano essere sensibili e apprezzavano la piacevolezza della natura, del gioco, della caccia e del corteggiamento amoroso.
Il ciclo leggendario dei Fianna e del loro leggendario capo, Finn, figlio di Cumhal, l'unico eroe a cui era permesso avere un rapporto paritario con i divini Tuatha de Danaan, costituisce l'ultima espressione della cultura gaelica prima dell'arrivo del cristianesimo in Irlanda nei secoli V e VI; infatti sotto i colpi di questa nuova religione muoiono gli Dei pagani e quel mondo magico-onirico che aveva caratterizzato la stessa cultura gaelica.
Il passaggio dal paganesimo al cristianesimo non avviene senza traumi, come è testimoniato dalla seguente leggenda, ma anzi porta con sé smarrimento, dolore, sgomento. Dopo la morte di Finn a cui la gente si ostinò a non voler credere, infatti si dice che ritorni sulla terra di quando in quando, assumendo ogni volta le sembianze degli eroi d'Irlanda, sarà il figlio Oisin a dover fare i conti con la nuova realtà. Quando Oisin parla a S. Patrizio, il cristianizzatore dell'Irlanda, degli amici e della propria vita che si è protratta così a lungo, egli non può fare altro che gridare senza posa contro una religione che non ha nessun significato per lui.
Egli piange, e le sue parole sono state conservate a lungo nell’arco dei secoli: "Piangerò finche avrò lacrime, non per Dio, ma perché Finn e i Fianna non vivono più".
La leggenda riassunta dice che Oisin, figlio di Finn abbandona i Fianna per andare a vivere nella Terra della Giovinezza con sua moglie Niamh. Dopo alcuni anni sente la mancanza della verde Irlanda, di suo padre e dei Fianna e chiede a sua moglie il permesso di tornare nella sua terra; Niamh gli concede il permesso ma gli predice che non tornerà mai più nella Terra della Giovinezza, poiché nel mondo reale sono passati secoli mentre in quella terra fatata solo pochi anni e se Oisin poserà i piedi a terra il peso di tutti i suoi anni gli piomberà addosso e non potrà più tornare a rivedere sua moglie.
Appena tornato in Irlanda incontra alcune persone che gli dicono che i Fianna e Finn sono morti secoli prima ma Oisin, disperato, non vuole creder loro e torna nei luoghi dove i fianna vivevano e trovando tutto in rovina si dispera fino a dimenticare l'avvertimento di sua moglie e mette il piede per terra, alché diventa vecchissimo ma sopravvive.
Successivamente incontra S. Patrizio al quale dice:

"Fu un brutto viaggio per me. Non trovato nessun segno di Finn e dei Fianna mi sprofondai in un dolore che durerà tutta la vita". Il santo rispose: "Smetti di affliggerti, o Oisin, e versa le tue lacrime per il Dio della Grazia. Finn e i Fianna ormai sono finiti e non hanno più bisogno del tuo aiuto. È stato Dio a vincerli e non la mano di un forte nemico. Quanto ai Fianna sono condannati all'Inferno, insieme a Finn, e a vivere nel tormento eterno."
"O Patrizio" disse Oisin "mostrami il luogo in cui si trovano Finn e i suoi guerrieri. Non esiste Inferno o Purgatorio che io non riuscirò a distruggere. E se anche Osgard, mio figlio, eroe che tanto coraggioso si dimostrò nelle dure battaglie, si trova laggiù, non c'è all'Inferno o nel Paradiso di Dio un esercito tanto grande che egli non possa distruggere".
Oisin continua poi dicendo che i suoni della natura, del corno da caccia e della corte di Finn sono molto più dolci e melodiosi di quelli dei monaci di Patrizio.
Oisin spesso prega il santo di implorare Dio perché Finn e i suoi compagni non stiano all'Inferno ma il santo non acconsente mai e Oisin non ne capisce il motivo, dicendo che Finn era stato generoso e buono con tutti. Patrizio insulta Finn e Oisin, arrabbiato, gli risponde che persino il peggiore dei nemici dei Ffanna di un tempo non lo denigrerebbero nel modo in cui fa il santo.
Parla Oisin:"Non è più vita non partire per compiere atti di coraggio, come eravamo soliti fare, non giocare più come facevano quando ne avevamo voglia e non vedere più i nostri guerrieri nuotare nel lago. È tutta la notte che le nubi gravano su di me. Non c'è nessun uomo che viva nelle mie condizioni. Oh com'è infelice la mia esistenza, non sono altro che un vecchio. Sono l'ultimo dei fianna, sono il grande Oisin, figlio di Finn e ora ascolto il suono delle campane. È tutta la notte che le nubi gravano su di me."
Fu così con queste parole cariche di malinconia, disperazione e nostalgia, con l’animo rivolto a quella che era stata la sua gente e il suo mondo, un tempo felice, ed ora irrimediabilmente perduto, si spense l'ultimo dei fianna, e con lui tutta un'epoca.

Da: Introduzione alla leggenda L’ultimo dei Fianna

Fianna (singolare fian) erano “bande” di guerrieri indipendenti.
Vivevano dunque liberi ed indipendenti. I fianna erano costituiti principalmente da uomini espulsi dai loro clan di appartenenza, senza possedimenti. I riti di iniziazione, prove che i racconti ci rappresentano in tutta la loro difficoltà, il candidato doveva manifestare la propria destrezza nell’uso delle armi ed il proprio coraggio superando alcune prove mirabolanti.
Egli doveva, infatti, affrontare, armato di un ramoscello e protetto dallo scudo, nove guerrieri armati di lancia, i quali gli scagliavano contro contemporaneamente la loro arma che il candidato doveva schivare. Superata la prima prova, con un breve vantaggio doveva fuggire nel bosco inseguito da tre guerrieri che gli davano la caccia.

A queste i racconti aggiungono prove più fantasiose, come il salto in piena corsa di un ramo alto come la sua fronte o il togliersi dal calcagno una spina senza smettere di correre.
Appare comunque certo che le doti atletiche dei feniani non fossero comuni. Ma il guerriero fianna non doveva solo essere un eccezionale e coraggioso uomo d’arme. Egli era anche un uomo di cultura ed un poeta, un poeta-guerriero.
Una volta ammesso nei fianna, giurava di rinnegare il proprio clan, di non vendicare mai alcuno dei suoi familiari né d’essere mai vendicato.
Si impegnava a non rifiutare mai l’ospitalità, a non fuggire mai in battaglia, a non insultare le donne e a non pretendere dote dalla moglie.

Questi guerrieri anticipano l’ideale cavalleresco, ma nel cavaliere medievale, anche nella rappresentazione più cortese offertaci dalla tradizione storico-letteraria, manca la fusione tra valore guerresco e cultura, conoscenza dell’arte e della poesia. Il fianna impugna l’arpa come la spada, e sostituisce con facilità i fendenti con i versi poetici. L’immagine che la tradizione irlandese ci tramanda è quella di un uomo completo, nel corpo e nello spirito, libero, forte e portatore di valori universali.
Questa particolarità contribuì a rendere le storie dei feniani così affascinanti da spingere Macpherson a dar vita a quella che, con tutta probabilità è una delle più famose mistificazioni della letteratura: la pubblicazione, tra il 1760 ed il 1763, dei poemi del bardo Ossian (l’Oisin irlandese, un fianna)."

Da:
http://www.specchiomagico.net/fianna.htm
)