giovedì 18 ottobre 2012

Fusilli zucca e speck



Ingredienti per 4 persone:
-
350 gr fusilli
- 400 gr zucca gialla
- 1 cipolla
- 300 gr speck
- 1 bicchiere di vino bianco
- 100 gr pecorino
- olio e sale.


Preparazione
Tagliate la cipolla molto sottilmente e la zucca tagliatela a piccoli pezzetti.
Prendete una padella e mettete cipolla e zucca a soffriggere dentro ad un po’ di olio, poi tagliate a cubetti lo speck ed aggiungetelo, fate quindi soffriggere e bagnate con un bicchiere di vino bianco.
Adesso preparate la pasta, fate bollire una casseruola con dell’acqua, versate i fusilli, fate cuocere e poi versate la pasta dentro al tegame insieme al sugo di zucca e speck, fate saltare la pasta e mantecate il tutto.
Servite i fusilli con una spolverata di pecorino che ne esalterà sicuramente il sapore.

Tempo di preparazione:20′

La mia amica ideale



La mia amica ideale è sempre allegra e positiva.
Adora le aspre tisane ai frutti di bosco e i tè dalle miscele pregiate. Quando d’inverno torna nella sua adorabile casa di pietra in mezzo ai boschi o nella sua practical magic house in qualunque luogo, prepara una squisita cioccolata calda, poi ce la gustiamo insieme nei mug American Style e ridiamo davanti al caminetto acceso, parlando di tutte le sciocchezze che ci vengono in mente, raccontandoci fiabe e leggende che risalgono alla notte dei tempi o leggendo brani da romanzi romantici e gotici dell’800 o storie ambientate a Salem, nel New England, mentre fuori fischia Messer Vento del Nord o l’amica Pioggia tamburella sui vetri.
Ama avvolgersi in caldi e morbidi maglioni, indossare perlopiù in casa calzettoni di lana spessa, o calzamaglie rigate come quelle delle fate.
E così aspettiamo che i nostri Cavalieri tornino a casa la sera o che tornino nei nostri sogni.
Come me attende il Natale con gioia aprendo le finestrelle del Calendario dell’Avvento.
Lei è un po’ strega e un po’ fata, può chiamare la barca che la conduce all’Isola di Avalon ed aprire le nebbie.
A volte ricamiamo, cuciamo o sferruzziamo in silenzio, l’una accanto all’altra, circondate dai nostri oggetti più cari, in un’atmosfera un po’ vittoriana, un po’ country e un po’ shabby chic.
Oppure ogni tanto rimestiamo la zuppa che sta cuocendo sulla cucina economica, a casa dell’una o a casa dell’altra, poiché anch’io vivo in una casa di pietra o in una casa hobbit o in una casa practical magic.
Ci scambiamo ricette di piatti sani e antichi, di tisane alle erbe che guariscono il corpo e lo spirito, o consigli per la cura dell’orto e del giardino.
Ci leggiamo le carte o i fondi di caffè o di tè o le rune o gli ogham a vicenda.
Abbiamo sempre vicino i nostri amici pelosi e incontriamo i nostri amici selvaggi quando usciamo a fare una passeggiata.
Facciamo insieme a gente simpatica gite e viaggi in luoghi magici, andiamo ai festival celtici, ai convegni con le Sorelle, a trovare il Piccolo Popolo, facciamo shopping nelle più meravigliose botteghe degli incanti che esistano, portando sempre nel nostro cuore la gioia di momenti irripetibili

giovedì 4 ottobre 2012

Mabon ap Modron


Nella tradizione neo druidica la festività di Mabon è l'ultimo degli Alban, Alban Elued, la Luce dell'Acqua. Perché acqua? Perché questo elemento rappresenta il brodo primordiale o l'oceano cosmico dove il sole si inabissa nella metà discendente dell'anno. Considerando che gli antichi popoli agresti sostenevano che la terra fosse "galleggiante" sull'acqua, era palese ritenere che il sole si immergesse nelle acque oceaniche. Questa associazione riveste un ruolo ancora più forte considerando l'acqua come un aspetto legato alla spiritualità e all'inconscio, alla morte e all'oscurità oltre che al “non conosciuto". Il legame quindi che si trova con Alban Heruin, il Solstizio d'Estate, che è invece la Luce della Riva, richiama il passaggio all'oltre. La Discesa è ormai sentita e l'acqua dell'inconscio domina l'energia di questa festa.
Mabon ap Modron è un titolo e significa Figlio della Madre, dal termine Mab, che significa "giovane" e "figlio", e quello di Modron, che significa "Madre". Un termine che pare risalire anche al gaelico "Matron" che riporta al latino "Mater", da cui deriva il nostro "Madre". Mabon è una divinità che ha, come molte altre, una dubbia paternità. Se da una parte lo vediamo figlio di Melt, l’Illuminante, da un’altra appare come un figlio nato per partenogenesi. È e rimane un dio della vegetazione e il suo rapimento alla madre si ricollega a tutti gli aspetti di divinità ctonie legate al raccolto, come nel rapimento narrato nel terzo ramo del Mabinogion, il rapimento di Pryderi, figlio di Rhiannon e Pwyll, re del Dyved, avvenuto proprio la notte della sua nascita ad Arbeth.
Il legame che troviamo tra Mabon e Pryderi ha permesso l'avanzare di alcune ipotesi che lo vedrebbero come dio della musica, dell'amore e della fertilità. Egli rappresenta il mutare e lo scorrere delle stagioni e può essere adeguatamente paragonato a Persefone/Proserpina, la quale, proprio come Mabon, è una figlia rapita contro la sua volontà.
In seguito alla sua sparizione la terra viene maledetta dalla madre addolorata, Demetra, e non dà più frutti.
Fermiamoci un attimo però sull'etimologia del nome della dea eleusina per capire un ultimo aspetto del mito, quello più tardo e dovuto a Pitagora e Platone. Demetra deriva da Da-Meter dove Da sta per Gea o comunque ha radice in "orzo" o “terra” e Meter significa semplicemente "Madre". Demetra è quindi la Madre Terra o Madre Orzo, che si lega anche al nome di Poseidone, il cui nome stesso deriva da Potei-dan: "Marito di Da". Egli è quindi, in origine, il marito di Demetra e infatti, dato che lui non vive sull'Olimpo, anche lei non vi risiede. Se Demetra è quindi la MadreTerra, Persefone chi è? La figlia è il soffio vitale che permette alla vita di compiere il suo ciclo di nascita, morte, rinascita. È qui che si innesta il mito rivisitato da Platone e Pitagora del Ratto di Persefone, ossia quello che la vede come una sincera compagna di Ade, discesa negli inferi per curiosità e che simboleggia quindi la crescita e la trasformazione da Kore fanciulla a Persefone, colei che tutto nutre e tutto distrugge, e che altro non è se non l'accettazione del lato oscuro e quindi la crescita da bambina spensierata a donna adulta. In questa versione nuova del mito rivista trova spazio anche l'abbinamento Dioniso/Ade come la stessa divinità, come ci fa notare Eraclito: in verità Dioniso ed Ade sono lo stesso dio.
Sia Mabon che Persefone sono rappresentati, nei rispettivi miti come prigionieri rapiti alle madri e legati alla vegetazione, il loro ciclo di morte - discesa - rapimento porta il conseguente deperire della natura a loro associata
Mabon, la bellezza e lo splendore imprigionati del mondo, che rimane buio e desolato fino a quando non viene liberato e sua Madre, Modron, la Dea della Terra, sono due figure archetipe che riappaiono ancora e ancora attraverso tutti i miti celtici.
Nel Lanzelet di Ulrich von Zatzikhoven, composto in lingua tedesca sul finire del XII secolo si racconta la vicenda del bel Lanzelet (Lancillotto), le sue avventure, la ricerca del Graal, gli amori, nonché il suo misterioso rapimento, in tenera età, da parte della bellissima Dama del Lago.
Il romanzo narra che Re Pant di Genewis, si trovava nel suo castello, circondato dai nemici e gravemente ferito. Il cibo venne a mancare e il Re dovette decidersi a fuggire, insieme alla sua regina, Clarine, e al loro bimbo, di un solo anno d’età.
Per il gran dolore d’aver perduto il castello ed i suoi possedimenti, il re non riusciva a reagire e Clarine, per alleviare un poco la sua sofferenza, gli offrì una coppa riempita dell’acqua che sgorgava da una vicina fonte. Ma non appena il re la bevve, morì, lasciando Clarine e il bambino soli e spaventati nella foresta.
Non lontano da lì, un lago incantato bagnava la terra e la regina si nascose vicino ad esso, tra le radici di un grosso albero. Allora successe che una splendida donna, simile ad una sirena, emerse dalla nebbia leggera sospinta dal vento, e prese il bimbo dalle braccia della regina, stringendolo teneramente fra le proprie.
A nulla valsero le preghiere disperate della donna… la Dama non proferì parola e portò Lanzelet via con sé, sparendo misteriosamente nel luogo da cui era venuta.
Quando Lancillotto diviene un ragazzo è la Dama ad assegnarli la sua prima avventura: egli dovrà sconfiggere in battaglia il terribile Iweret di Dodona per liberare Mabuz, il giovane figlio della Donna che lo ha allevato (Mabuz, figlio della Dama del Lago è una trasposizione del gallese Mabon ap Modron). Soltanto al termine di questa terribile battaglia il cavaliere verrà a conoscenza del proprio nome e del proprio lignaggio e potrà entrare a far parte della corte da eroe, il più grande che sia mai esistito sulla Terra.
Nei racconti dei quattro rami del Mabinogion, di Culhwch e Olwen e di Taliesin si trovano le figure di Mabon e Modron.
Va detto innanzitutto che Mabinogion è un termine recente, che dobbiamo a Lady Charlotte Guest, la prima traduttrice in lingua inglese di questo testo tradizionale nel 1849. Il titolo tradizionale è in realtà Pedeir Keinc y Mabinogi, ossia i Quattro Rami del Mabinogi: Lady Charlotte Guest ritenne che il termine mabinogi indicasse un racconto per bambini, erroneamente. In realtà il termine è assimilabile all’irlandese macgnimartha, ossia “racconto della gioventù di un eroe”: a tale proposito va fatto infatti notare che il De Infantia Iesu Christi, un vangelo apocrifo del XIV secolo, fu tradotto in gallese come Mabinogi Iesu Grist.
Una prima parziale versione del Mabinogion è conservata nel Libro Bianco di Rhydderc (c.a. 1300), mentre una versione completa appare nel Libro Rosso di Hergest (c.a.1400), mentre il Llyfr Taliesin ci arriva su un manoscritto del XVII secolo, a sua volta copia di un originale del XVI, conservato nel Museo Nazionale del Galles. 
Le immagini ed i simboli contenuti nelle storie del Mabinogion ci consegnano le chiavi che ci consentono di aprire le porte per entrare nell’Annwn.
Mentre ci avventuriamo lungo i sentieri narrativi, come direbbe Eco, del Mabinogion, ci accorgiamo pian piano che esiste un Quinto Ramo, una storia nascosta: la storia di Mabon e di Modron, e della Successione dei Pendragon, la metastoria che tutte le altre storie in realtà raccontano. Mabon, che peraltro è assimilabile al romano-britanno Maponus, corrispondente all'Apollo greco, il cui culto era diffuso in Britannia, ed in particolare nella zona a ridosso del Vallo di Adriano, non è solo il Grande Prigioniero, egli è il Prigioniero Eterno, perso per eoni e finalmente ritrovato: nel Mabinogion tutti gli eroi, nelle loro vicissitudini, non fanno altro che impersonare aspetti di Mabon. Essi sono, di volta in volta, prigionieri, aguzzini e salvatori in un vorticare di ruoli, così come le varie eroine non sono a loro volta che aspetti di Modron.
La stessa Triade 52 ci mette sull’avviso, mostrando il pattern che percorre i racconti. Le Triadi, per inciso, sono un corpus che è stato collazionato da un gran numero di testi, e costituiscono un vero e proprio sillabo ad uso dell’istruzione dei bardi: si tratta di chiavi mnemoniche che alludono a storie in gran parte oggi perdute, ma che dovevano aiutare l’aspirante bardo a ricordare i grandi temi tramandati in via esclusivamente orale. La Triade 52, dunque, recita come segue:

Tre famosi prigionieri dell’Isola di Britannia:
Llyr Mezzo-Discorso, che fu imprigionato da Euroswydd,
e secondo, Mabon figlio di Modron,
e terzo, Gwain, figlio di Geirioedd.
Ed uno che fu più famoso di tutti e tre loro, fu tre notti imprigionato in Caer Oeth ed Anoeth, e tre notti imprigionato da Gwen Pendragon, e tre notti in una prigione incantata sotto la Pietra di Echyment. Questo famoso prigioniero fu Arthur. E fu lo stesso ragazzo a liberarlo da ciascuna di queste tre prigioni – Goreu, figlio di Custennin, suo cugino.


Pur non potendo scendere nel dettaglio, cosa che richiederebbe spazi e tempi che travalicano quelli a nostra disposizione, esaminiamo allora la storia che abbiamo scoperta nascosta tra le pieghe del Mabinogion:

- Mabon è tenuto prigioniero nell’Annwn
- L’eroe, il Pen Dragon, deve liberarlo
- Per farlo egli deve affrontare il Signore dell’Annwn, il Pen Annwn.

Il Pen Dragon sconfigge il Pen Annwn e ne prende il posto; Mabon, liberato, diventa il nuovo Pen Dragon mentre il Pen Annwn rinasce come nuovo Mabon.
È in questo ciclo, che definiremo Successione dei Pen Dragon, che noi troviamo l’essenza dell’insegnamento spirituale dei Misteri di Britannia. Esso affronta allo stesso tempo, su diversi livelli, questioni pubbliche come la legittimità della sovranità ed ambiti personali relativi alla crescita spirituale del singolo individuo. In realtà, vedremo, i due ambiti sono separati soltanto in apparenza. Il lato maschile ed il lato femminile del divino sono entrambi contemporaneamente all’opera qui, per mostrarci la via della crescita della consapevolezza ed i mezzi per poterla percorrere.
In questi racconti incontriamo numerosi elementi sciamanici: le trasformazioni successive in una serie di animali differenti cui assistiamo spesso, come nel Taliesin ad esempio, non fanno altro che riferirsi ad un processo iniziatico durante il quale il protagonista deve identificarsi con una serie di totem animali per potersi trasformare interiormente ed in cui la figura che lo incalza si pone come l’iniziatore: questa figura si rivela, a seconda dei casi, o come il Signore degli Animali o come la Donna della Conoscenza. In maniera probabilmente inconsapevole un riflesso di questa iniziazione sciamanica è rimasto anche in una versione moderna come La Spada nella Roccia di T.H. White, in cui Merlino sottopone Artù ad una serie di trasformazioni animali per istruirlo sul mondo: è evidente che qui Merlino (a sua volta in diversi punti del ciclo antico presentato come Signore degli Animali o Uomo Selvaggio, ergo una rappresentazione del principio divino maschile) si pone come iniziatore di Artù, seguendo perfettamente il pattern che noi troviamo già delineato nei Misteri di Britannia.
Risulta a questo punto evidente come il processo della Successione dei Pen Dragon non sia quindi un processo distruttivo, ma di crescita. Il Pen Annwn si pone come avversario che deve farsi superare in quanto iniziatore la cui sconfitta, da parte del Pen Dragon, equivale al superamento della prova ed al raggiungimento della consapevolezza: ne consegue quindi che la prigionia di Mabon è, in gran parte, una prigionia volontaria, parte di un processo di crescita. Come possiamo esplicitare tutto questo riferendolo ad un processo di crescita personale? Ciascuno di noi è il Pen Dragon che deve andare a liberare Mabon, l’eterno fanciullo che è prigioniero dentro noi stessi. Per poter raggiungere il nostro scopo dobbiamo affrontare e sconfiggere il Pen Annwn, il Signore dell’Altro Mondo, ossia la parte nascosta di noi stessi, quella che cerchiamo di non vedere, quella che preferiremmo fingere che non esista. Soltanto in questo modo possiamo far progredire il ciclo, rigenerare questa parte oscura di noi consentendogli di diventare un nuovo Mabon, mentre il fanciullo che era in noi matura per diventare il nuovo Pen Dragon. Allo stesso tempo ciò che eravamo diventa ciò che dobbiamo superare per poter progredire ulteriormente, in un ciclo senza fine.
Nella cultura celtica inoltre il concetto di legittimità della sovranità era un punto centrale, dal momento che essa non era garantita semplicemente in via ereditaria ma doveva andare all’individuo più meritevole di esercitarla. Anche in questo i Misteri di Britannia ci indicano la via: vediamo infatti come il Pen Dragon diventa tale solo dimostrandosi degno della sovranità, personificata di nuovo in una figura femminile. Alla triade maschile Mabon, Pen Dragon e Pen Annwn vediamo quindi corrispondere una triade femminile Madre, Signora Sovranità, Terribile Iniziatrice: il Pen Dragon è colui che, avendo superato una prova iniziatica, si è dimostrato degno del matrimonio mistico con la Sovranità, ergo il Divino Femminile stesso, ergo può diventare uno con la terra che governa. Come viene ricordato in Excalibur di John Boorman, “il Re e la Terra sono Uno”.
E ritornando quindi a quello che è il percorso interiore che ci viene indicato dai Misteri di Britannia, coloro che intraprendono un’iniziazione maschile sono una personificazione del Divino Maschile che deve attraversare un ciclo di trasformazione per potersi evolvere, ma condizione preliminare per questo, requisito essenziale per poter essere il Pen Dragon che va a liberare Mabon, è di riuscire a diventare Uno con il Divino Femminile interiore: solo così potranno essere Signori di Se Stessi, capaci di superare le loro debolezze, di spezzare le catene delle consuetudini che li tengono fermi e diventare quindi persone spiritualmente liberate e sul cammino dell’evoluzione.
Secondo il mito gallese, narrato nel racconto di Culhwch e Olwen nel Libro Rosso di Hergest, Mabon venne rapito alla madre dopo tre notti dalla sua nascita, senza che si sapesse più nulla di lui. Nessuno sapeva dove si trovasse, ovviamente. Il mito narra che il gigante Ysbaddaden, per concedere la mano di sua figlia Olwen a Culhwch lo sfidò con alcune impossibili Cerche, alle quali si sentì sempre rispondere: "Sarà facile per me, anche se tu pensi altrimenti". Una di queste fu quella di chiedere l'aiuto di Mabon figlio di Modron, che fu rapito a sua madre quando aveva tre notti, affinché desse la caccia ad un crudele cinghiale, uomo trasformato, di nome Twrch Trwyth, e lo presentasse allo stesso Yspaddaden Penkawr, il quale non avrebbe permesso a Culhwch di sposare sua figlia finché quel cinghiale fosse stato in libertà. Culhwch si mise alla sua ricerca, ma non da solo, poteva contare su Arthur, Eiddoel, Gwrhyr l'interprete, Kei e Bedwyr. Insieme andarono a raccogliere informazioni da alcune tra le più leggendarie e antiche creature esistenti, come il merlo di Kilgrwri, il cervo di Rhendevre, antico come la foresta, il gufo di Cwn Cawlwyd, antico come tre foreste, l'aquila di Gwernabwy e infine il salmone di Llyn Llyw, il più vecchio e saggio animale esistente. Fu proprio quest'ultimo l'unico a dar loro una risposta: tre prigionieri illustri sono tenuti chiusi a chiave nella segreta più grande dell'isola di Britannia, la sotterranea Caer Llowy, (che pare significhi "Città della Luce"), questi tre prigionieri sono Llyr Llediaith, Gweyr, figlio di Geyrybed e Mabon figlio di Modron. E udirono pianti e lamenti provenire dall'altra parte del muro; Mabon figlio di Modron è qui, e nessun altro è mai stato severamente imprigionato, nemmeno Llud dalla mano d'argento o Greid, figlio di Eri. Fu così che Arthur, il leggendario condottiero e re britannico, assieme agli altri eroi aiutò Culhwch a liberare Mabon dalla sua prigione. Il luogo era impervio e irraggiungibile se non via mare e Kei e Bedwyr, i due incaricati ad andare, dovettero cavalcare il salmone di Llyn Llyw per arrivarvi. Liberatolo poi, Kei portò Mabon sulla sua schiena fino alla corte di Re Artù. A questo punto cacciarono il cinghiale e, una volta catturato, Mabon prese il pettine e il rasoio da dietro il suo orecchio, li consegnò a Culhwch e gettò il cinghiale da una scogliera in Cornovaglia. Secondo una parte del mito non narrata, Mabon finì ucciso durante la caccia.
Il cinghiale, rappresentando il simbolismo ctonio e oscuro, trascinato alla luce dal figlio della stessa che la rappresenta, permette, morendo, che avvenga il matrimonio tra Culhwch e Owen, riportando così la fertilità sulla terra. Un esempio simile che troviamo in altre mitologie è la morte di Adone, anch'esso un dio arboreo ucciso da un cinghiale, che venne scovato proprio durante il Solstizio d'Inverno, quando il Sole torna allo scoperto. Mabon ha quindi in sé gli aspetti solari del figlio della Signora della Luce: il dio che nasce a Yule, ed è un dio legato al sottosuolo, agli inferi. Infatti è cresciuto nell'Annwn, ottenendo così un'eterna giovinezza.
Nel mito irlandese è associato al dio Oengus Mac Ind Og, "Angus il giovane", signore del Tir Na Nog, la Terra della Giovinezza. Egli nacque durante il Solstizio ed era figlio di Dagda e Boann.
Il simbolismo di un Sole prigioniero per circostanze sfavorevoli era una via facile per i Celti (come per altre popolazioni) per spiegare la liberazione della sua energia benevola proprio durante il solstizio invernale, quando, nel mito, Mabon ap Modron torna. Troviamo come in questo il mito si differenzi sostanzialmente da quello legato alla vegetazione, ponendoci di fronte ad una duplicità. Mabon è sia il dio della vegetazione che quello solare, quindi.
Il salmone che libera Mabon è un importante simbolo spirituale per i Celti.
Raggiunta la maturità sessuale, il salmone compie un lunghissimo viaggio per arrivare al fiume dove poi dovrà riprodursi, che è lo stesso fiume in cui e nato e in cui morirà. Egli lotta contro la corrente del fiume per raggiungere la Sorgente e se non lo facesse con grande volontà, impegno e costanza verrebbe trascinato nuovamente nel mare. Il salmone rappresenta così il guerriero spirituale, colui che con indomito coraggio e costanza risale le correnti della Vita per guadagnare la consapevolezza della divinità dentro di sé, la sorgente da cui proviene la saggezza. Se non lottasse con grande volontà ed impegno verrebbe ricacciato nell’ampio abbraccio dell’inconscio, dell’inconsapevolezza e dell’ignoranza. Il suo viaggio rappresenta la possibilità di tornare alle Origini. Il salmone è anche il Druido Primordiale (la Saggezza personificata), che vive sotto diversi aspetti e inizia il Viandante fino a diventare un tutt’uno con esso, incarnandosi così nuovamente in forma umana: il Divino Fanciullo.
Il salmone rappresenta l’Origine, la Sorgente, e il suo viaggio è tutto volto al ritorno verso il luogo natale. Questo è anche ciò che si fa durante il cammino verso la guarigione nella Tradizione Avaloniana. Esso è un percorso a ritroso, che ci porta a ritrovare la nostra vera Origine, la nostra Essenza più profonda, perché c’è stato un tempo in cui la nostra anima era pura ed è a quella condizione che dobbiamo tornare. Anche nel nostro piccolo ciclo annuale, il nostro Raccolto ci porta un passetto più vicino a quella condizione. Dopo esserci smontati, analizzati, dopo aver isolato le nostre ombre e averle sconfitte, ci aspetta il ritorno all’Origine, la Sintesi, il tornare integri ma liberi da almeno un po’ del veleno che prima ci portavamo dentro. E in tutto ciò, l’intervento della donna, e quindi della Dea, è di fondamentale importanza: Ella è la Vecchia, nel suo aspetto di Co-Iniziatrice e Divoratrice, e la Madre, colei che a Yule partorirà il Fanciullo Divino. Pian piano, anche noi riusciremo a distillare il nostro calderone, estrapolando solo quelle tre gocce di Awen, che sono la nostra essenza; ritorneremo così all’Origine, ma non saremo più “anime bambine”, perché porteremo dentro di noi la Saggezza e la Conoscenza che il nostro Viaggio ci ha portato, e saremo pronte per passare a piani superiori, continuando a seguire la spirale ciclica dell’esistenza.


Da: http://www.tempiodellaninfa.net/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=125&MDPROSID=.
http://www.thereef.it/craft/wicca/sabba/mabon.htm
http://www.thereef.it/craft/sciamanesimo/misteri_britannia.htm
http://www.ynis-afallach-tuath.com/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=288