lunedì 20 febbraio 2012

La ribollita (versione semplificata)


Olio extra vergine d’oliva, quattro spicchi d’aglio schiacciati, una cipolla tagliata a pezzetti, una lattina di pelati, una lattina di fagioli canellini, un cavolo verde, 400 gr. di pane casereccio raffermo.

Soffriggere appena aglio e cipolla nell’olio.
Aggiungere i pelati (schiacciati con la forchetta) con tutto il loro sugo. Lavare e asciugare il cavolo, tagliare le nervature, tagliare le foglie a striscioline, metterle in pentola aggiungendo acqua fino a metà, portare a bollore. Aggiungere i fagioli e cuocere qualche minuto mescolando. Sale e pepe a piacere.
Preparare le ciotole di terracotta, in cui alternerete uno strato di verdure a una fetta di pane.
La tradizione vuole che la ribollita riposi tutta la notte. Ma se non possiamo aspettare un’ora può bastare, rimetterla al fuoco bassissimo. Versare al centro della pentola dell'olio extravergine d'oliva, far bollire ancora lentamente facendo attenzione che la zuppa non si attacchi al fondo
.

Con piccole varianti da: La cucina degli ingredienti magici di Jael McHenry

domenica 19 febbraio 2012

Didò fatto in casa


Una tazza di farina
½ tazza di sale
2 cucchiai di cremor tartaro (si trova nel reparto dolci/lieviti oppure in farmacia)
un cucchiaio d’olio
una tazza di acqua
coloranti alimentari

Mescolare i primi 4 ingredienti in un tegame, aggiungere acqua e mescolare bene. Cuocere a fuoco medio, per 3 – 5 minuti, mescolando continuamente per non far formare grumi.
Togliere dal fuoco
, lasciare intiepidire per qualche minuto, quindi prendere l'impasto con le mani, impastare per 5 minuti e formare un panetto.
Per colorare, dividere il panetto in tante parti quanti sono i colori che si vogliono usare.
In un recipiente mettere un po' di colorante alimentare e iniziare a mescolare, aggiungere colorante fino a quando non si è soddisfatti del colore.
Si possono comprare tubicini di colore blu, rosso e giallo e divertirsi a mescolarli per ottenere più colori.
Conservare i panetti in un recipiente chiuso o avvolti nella pellicola.
Se nel tempo si dovesse indurire basterà ammorbidire nuovamente con un goccio di acqua (basta bagnarsi le mani prima di manipolare)

Sidro brûlé


Sidro
Arancia
Pepe nero in grani
Cannella (un bastoncino)
Chiodi di garofano

Scaldare il sidro a fiamma bassa. Aggiungere le spezie. Far cuocere per due ore o finché gli aromi si mescolano. Per finire, tagliare l’arancia a fette, disponendole sulla superficie del sidro nella caraffa o una in ogni tazza.

Da: La cucina degli ingredienti magici di Jael McHenry

venerdì 17 febbraio 2012

Tam Lin


(Scozia)

La bella Janet era la figlia di un conte delle Terre Basse che viveva in un grigio castello circondato da campi verdi. Un giorno, stanca di ricamare e di giocare a scacchi con le altre dame del castello, decise di andare a esplorare i boschi di Carterhaugh: indossò un mantello verde, raccolse i capelli biondi e partì.
Vagò attraverso quiete radure erbose piene di ombre, dove le rose selvagge crescevano rigogliose e le campanule dai verdi stami formavano un soffice tappeto. A un certo punto Janet allungò una mano per cogliere una rosa bianca da appuntare alla vita, ma appena staccò il fiore un giovane uomo le comparve davanti sul sentiero.
«Come osi tu cogliere le rose di Carterhaugh e vagare per questa foresta senza il mio consenso?» chiese a Janet. «Non intendevo fare alcun male»
rispose la ragazza «lo sono il guardiano di questi boschi e devo fare in modo che nessuno disturbi la loro quiete» le spiegò il giovane
Poi lentamente sorrise, come se lo facesse dopo molto tempo, e raccolse una rosa rossa che cresceva vicino alla rosa bianca. «Eppure ti darei tutte le rose di Carterhaugh tanto sei bella»
disse. Prendendo la rosa Janet gli chiese: «Chi sei tu che parli così dolcemente?». «Il mio nome è Tam Lin» replicò il giovane. «Ho sentito parlare di te!» gridò atterrita Janet. «Tu sei un cavaliere degli Elfi!» e spaventata allontanò da se la rosa. «Non devi temere, dolce Janet» disse Tam Lin «perché anche se tutti pensano che io sia un cavaliere degli Elfi, in realtà sono un essere umano proprio come te.» E mentre Janet meravigliata ascoltava, egli raccontò la sua storia.
«I miei genitori morirono quando ero un bambino e mio nonno, il conte di Roxburg, mi portò a vivere con se. Un giorno mentre stavamo cacciando nel bosco profondo, uno strano vento gelido proveniente dal nord cominciò a soffiare scuotendo ogni foglia.
Un profondo torpore mi avvolse e caddi da cavallo. Quando mi risvegliai mi trovai nel paese delle Fate; la regina degli Elfi mi aveva rapito mentre dormivo.» Poi tacque per un attimo, ripensando a quella verde terra incantata. «Da quel giorno sono prigioniero dell'incantesimo della regina degli Elfi. Durante il giorno sorveglio i boschi di Carterhaugh, e la notte torno nel bosco fatato. Oh Janet, ho una grande nostalgia della vita mortale; vorrei con tutto il cuore liberarmi dall'incantesimo che grava su di me!» Le sue parole suonavano così addolorate che Janet disse: «Non c'è alcun modo per liberarti?».
Tam Lin prese la mano di Janet fra le sue e disse: «Stanotte, Janet, è Halloween, e ogni anno, in questa notte, è possibile ricondurmi alla vita mortale. Nella notte di Halloween le creature fatate cavalcano oltre i confini del loro regno e io vado con loro».
«Dimmi cosa posso fare per aiutarti» disse Janet. «Con la forza del mio cuore ti ricondurrò fra gli uomini.»
Tam Lin disse: «A mezzanotte dovrai andare al crocevia e aspettare che passi la schiera fatata a cavallo. Resta ferma e lascia passare le prime due compagnie. lo sarò con la terza, monterò un cavallo bianco e avrò un cerchio d'oro sulla fronte. Appena mi vedi corri da me e abbracciami forte; qualunque cosa accada tu tienimi stretto e non lasciarmi, e in questo modo mi permetterai di tornare fra gli uomini».
Poco dopo la mezzanotte, Janet si diresse verso il crocevia e aspettò all'ombra di un cespuglio di biancospino. L'acqua dei fossi rifulgeva alla luce lunare, i cespugli spinosi proiettavano strane ombre sul terreno e i rami degli alberi si agitavano in modo inquietante sulla sua testa. A un tratto avvertì in lontananza un debole suono di campanelli e capì che i cavalli fatati si stavano avvicinando.
Tremando un poco si avvolse nel mantello e, sbirciando lungo la strada, vide il balenio argentato dei finimenti, poi la candida criniera del primo cavallo; e in un attimo comparì l'intera schiera fatata: i pallidi volti degli Elfi erano rivolti verso la luna, i loro strani riccioli erano scomposti dal vento.
Janet restò ferma mentre passava la prima compagnia, con la regina degli Elfi a cavallo di un nero destriero; ne si mosse quando passò la seconda, ma appena vide il bianco destriero di Tam Lin e il luccichio del cerchio d'oro sulla sua fronte uscì di corsa dai cespugli e afferrando la briglia lo trascinò a terra avvolgendolo nel suo abbraccio.
Subito si levò un grido: «Tam Lin va via!». Il cavallo della regina si impennò e tornò sui suoi passi; la regina posò i suoi bellissimi occhi su di loro, e con un sortilegio trasformò Tam Lin in una piccola lucertola che Janet continuò a stringere al petto. A quel punto avvertì qualcosa strisciare fra le dite e si accorse che la lucertola si era trasformata in un gelido, viscido serpente, che ella abbracciò mentre le avvolgeva le spire intorno al collo. Improvvisamente provò un intenso dolore alle mani: il serpente si era trasformato in una barra di ferro rovente. Lacrime di dolore scesero lungo le gote di Janet che tuttavia non abbandonò la presa e continuò a stringere a se Tam Lin.
Allora la regina degli Elfi capì di aver perso Tam Lin a causa del saldo amore di una donna mortale e gli restituì sembianze umane: Janet si ritrovò così fra le braccia un uomo nudo. Trionfante avvolse Tam Lin nel suo mantello verde e mentre la compagnia degli Elfi riprendeva il cammino e una sottile mano verde afferrava le briglie del cavallo di Tam Lin, si udì la voce della regina levarsi in un lamento amaro: «Ho perso il più bel cavaliere della mia compagnia, tornato al mondo dei mortali. Addio Tam Lin! Se avessi saputo che una donna ti avrebbe conquistato con la forza del suo amore ti avrei privato del tuo cuore di carne per sostituirlo con uno di pietra. Se avessi saputo che la bella Janet sarebbe venuta nel bosco di Carterhaugh, avrei sostituito i tuoi occhi grigi con degli occhi di legno».
Mentre la regina parlava la notte rischiarò e, alla debole luce dell'aurora, con uno strano grido, i cavalieri fatati rimontarono sui loro cavalli e scomparvero. Mentre il suono dei campanelli si faceva sempre più lontano, Tam Lin prese fra le sue una delle povere mani piagate di Janet e insieme tornarono al castello, dove viveva il padre di lei.

Da:
http://www.elfland.it/Tamlin.htm

sabato 4 febbraio 2012

Il Giorno della Marmotta


Il 2 febbraio negli Stati Uniti e in Canada si celebra una festa chiamata Il Giorno della Marmotta (in inglese Groundhog Day).
La tradizione ha origine da credenze simili, associate con Candlemas o Imbolc, o il Giorno del Riccio; in Germania è il Giorno del Tasso.
Anche se la data viene spesso riferita come uno dei quarter days, (nella tradizione britannica e irlandese le quattro date nelle quali veniva assunta la servitù e venivano pagate le rate e gli affitti, in coincidenza con feste religiose distanti all'incirca tre mesi l'una dall'altra), si tratta in realtà di uno dei cross-quarter days, giorno che cade a metà tra un equinozio (primavera o autunno) e un solstizio (estate o inverno).
Il primo Giorno della Marmotta venne osservato a Punxsutawney, in Pennsylvania, il 2 febbraio 1887.
La tradizione vuole che in questo giorno si debba osservare il rifugio di una marmotta. Se questa emerge e non riesce a vedere la sua ombra perché il tempo è nuvoloso, l'inverno finirà presto; se invece vede la sua ombra perché è una bella giornata, si spaventerà e tornerà di corsa nella sua tana, e l'inverno continuerà per altre sei settimane.
La tradizione statunitense deriva da una rima scozzese:
“If Candlemas Day is bright and clear, there'll be two winters in the year.” (Se alla Candelora il cielo è limpido, ci saranno due inverni nell'anno).
Anche da noi c’è il detto “Quando vien la Candelora de l'inverno
semo fora; ma se piove o tira il vento de l'inverno semo dentro.”
È un detto comune anche in altre parti d’Europa, in Inghilterra si dice:
“If Candlemas be fair and bright, Winter has another flight.
If Candlemas brings clouds and rain,
Winter will not come again.”
(Se alla Candelora il cielo sarà limpido, l’inverno prenderà un altro volo. Se la Candelora porterà nubi e pioggia, l’inverno non tornerà di nuovo.)
Anche in Germania c’è un detto simile, mentre il detto che si riferisce alla Festa della Marmotta negli USA è: “If the sun shines on Groundhog Day, half the fuel and half the hay.” (Se il sole splende il Giorno della Marmotta, metà combustibile e metà fieno).
Questo sta a indicare che se il giorno della Candelora si avrà bel tempo, si dovranno aspettare ancora diverse settimane perché l'inverno finisca e giunga la primavera. Al contrario, se alla Candelora fa brutto, la primavera sta già arrivando.
Nel film
Ricomincio da capo (intitolato in inglese appunto Groundhog Day) il protagonista, un meteorologo inviato come reporter al Giorno della Marmotta, si trova intrappolato in un déjà-vu ciclico che lo costringe a rivivere continuamente la stessa giornata. Il protagonista Bill Murray e il regista Harold Ramis sono stati insigniti del titolo onorario di "Gran cerimonieri" del Giorno della Marmotta. Anche quest’anno la marmotta-meteorologa di nome Phil ha emesso la sua sentenza: altre 6 settimane di freddo, dato che, uscendo dalla sua tana è riuscita a vedere la sua ombra proiettata sul terreno e, spaventata da quest’ultima, è rientrata tempestivamente nel suo rifugio

giovedì 2 febbraio 2012

Meditazione per Imbolc - La Fonte della Giovinezza


Potete prima guardare il video su youtube per aiutarvi nella visualizzazione e poi riascoltarlo ad occhi chiusi, oppure leggere la meditazione e provare ad eseguirla come la ricordate o ancora registrarla e riascoltarla.

Sedetevi su un comodo giaciglio in una stanza silenziosa, dove avete la certezza di non essere disturbate.

Non sarebbe male se la stanza fosse illuminata da luci soffuse, meglio ancora se queste luci provengono dalle candele; la luce della candela delinea in maniera ottimale il passaggio dalla quotidianità a un'esistenza più primordiale, laddove l'illuminazione era assicurata dal fuoco anziché dall'elettricità.
All'interno di questa nicchia, permettetevi di dimenticare tutti i crucci e le preoccupazioni che hanno scandito la vostra giornata. Attraverso questo gesto che consiste nel distaccarsi dalla vostra consueta esistenza, avete fatto sì che il vostro spazio divenga sacro, “separato da” ogni altra cosa.

Meditazione
Inizia portando la tua attenzione al tuo respiro…all’aria che entra nei polmoni… e che ne esce… al petto che si gonfia… e si sgonfia… stai preparandoti ad un viaggio interiore…. Puoi percorrere con la mente tutto il tuo corpo e portare rilassamento a tutte le sue parti: la testa… il collo.. le spalle… le braccia.. il petto…la schiena… l’addome e i fianchi… le anche…le gambe… giù fino ai piedi...

Ora puoi immaginare di trovarti, in una bellissima giornata di fine inverno in cui sembra già primavera, in aperta campagna, in un paesaggio dolce …cammini lungo una strada.. l’aria è fresca e ti accarezza la pelle del viso… il tuo corpo è caldo nelle vesti.. osservi il cielo…i suoi colori… la luce del sole che è già forte…e i campi… senti il profumo che sale dalla terra intiepidita dal sole…mille fruscii e piccoli rumori giungono alle tue orecchie…senti la tua connessione con la natura che ti circonda…





D’un tratto, noti un antico arco di pietra, un sentiero che lo attraversa e conduce ad un boschetto di alberi… l’arco è decorato con bassorilievi che rappresentano foglie, due serpenti che salgono lungo i montanti…
Ti fermi un attimo prima di attraversarlo…prima di entrare nello spazio sacro… quindi lo attraversi.. e prosegui sul sentiero… è antico e le pietre sono state levigate dal passaggio dei molti pellegrini che hanno imboccato quella via…senti l’eco dei tuoi passi e dentro di te quella sensazione particolare che dà il percorrere una via sacra…ti sembra di percepire la traccia di quanti, nei secoli, sono stati lì prima di te… e contemporaneamente senti di essere te stessa come poche volte sei stata… pronta per una nuova esperienza, in cui possono emergere cose importanti per te… da cui potrai tornare cambiata…apri gli occhi, le orecchie, la mente…

Il sentiero si inoltra tra gli alberi…puoi vedere il sole che fa capolino fra i rami… la luce che filtra…e le piccole gemme, dolcemente ricoperte di peluria, presagio di vita…gli odori ti risvegliano le narici… e puoi sentire il sussurrare della brezza fra rami… e, leggero, un mormorio di acqua che scorre… fino a che sbuchi in una radura cosparsa di bucaneve in fiore…e lì si trova una fonte.

È la fonte della Giovinezza, ora ricordi… il luogo che sei venuta a visitare…
una fonte di acqua purissima e cristallina… fonte di Vita che sgorga dalla Madre Terra… ti avvicini pian piano e ti fermi a contemplare l’acqua e i suoi mille riflessi…
Se ne hai voglia, puoi bagnarti le mani e il viso con l’acqua…la sua energia radiante ti avvolge…




Ora noti, di fianco alla fonte un calice… è il calice che viene usato per attingere e bere alla fonte… osservalo… nota il colore, il materiale con cui è fatto… lo prendi in mano e, con un gesto lento e consapevole, lo riempi con l’acqua della giovinezza e comincia a bere… lasci che la magica energia della fonte scorra con l’acqua dentro di te… tutta la polvere accumulata dentro di te nell’inverno sterile sembra scorrere via mano a mano …senti la purezza dell’acqua che penetra nelle tue cellule, una ad una…che illumina il tuo corpo…ti rinnovi… profondamente… completamente… terminato di bere ti senti così pulita… chiara…splendente…ringiovanita… nuovamente fertile…e creativa…
Dopo averlo sciacquato, rimetti il calice dove l’avevi trovato e torni a contemplare la fonte, la cui energia ora senti risuonare anche dentro di te… e mentre sei assorta in questa sensazione, una figura biancovestita appare accanto alla fonte… una donna bellissima…luminosa…la Signora della fonte………





Puoi domandarle qualcosa, se lo vuoi…parlarle di qualcosa che ti sta a cuore… o semplicemente stare alla Sua presenza………

Lei ha qualcosa per te: un dono… una parola…un oggetto…una cosa speciale per te ora……… accetti… e ringrazi la Signora… per la sua presenza…per il suo dono…restando lì, mentre Lei scompare e tu senti ora la sua presenza dentro di te…

È il momento, se lo vuoi, di lasciare qualcosa in offerta alla fonte, qualcosa che magari avevi portato con te…solo se lo senti…e ti fermi ancora un pochino a guardare la fonte…

Poi ti riavvii lungo il sentiero antico… riattraversi il boschetto…passi sotto l’arco di pietra.. e sbuchi nella campagna illuminata dal sole…lungo la strada…

E, lentamente, comincia a tornare qui e ora, a tornare al tuo respiro… all’aria che entra e a quella che esce dai polmoni…al tuo corpo seduto… in questa stanza… e quando te la sentirai aprirai gli occhi…

(Vedi anche http://damadiavalon.blogspot.com/2011/02/imbolc-la-festa-della-luna-crescente.html
http://damadiavalon.blogspot.com/2011/02/celebrare-imbolc.html)



Introduzione alla meditazione tratta da. La Dea Interiore, Kris Waldherr, ed. Xenia 

Meditazione di Anna Pirera per il Cerchio della Luna © 2007
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nel gennaio 2006