L’elisio celtico non era situato,
come il paradiso dello scrittore di inni, “sopra il luminoso cielo azzurro”,
bensì qui sulla terra; ma, poiché era un mondo soggettivo, la sua ubicazione
era vaga… Talvolta era una mistica isola verdeggiante che galleggiava sui mari
occidentali. Gli uomini la avvistavano di tanto in tanto, mezzo nascosta tra
una foschia luccicante, ma quando cercavano di avvicinarsi, svaniva sotto le
onde…
L’Isola Verde è stata avvistata a quasi tutte le latitudini da Capo Wrath, in Scozia, a Capo Clear, in Irlanda. A volte è stata identificata con una particolare isola dell’Occidente.
“Secondo la tradizione irlandese”, dice il professor Watson, “l’isola di Arran era la patria di Manannan, il dio del mare, ed era anche detta Emain Ablach, Emain delle Mele. Ciò equivale, suppongo, a sovrapporre l’Arran ad Avalon, il glorioso aldilà”.
Per entrare in quell’aldilà prima della morte, era necessario un passaporto. Si trattava di un ramo argenteo del melo mistico, carico di fiori o frutti – anche se talora era sufficiente una sola mela – che la regina della fate di Elfhame consegnava al mortale di cui desiderava la compagnia. Esso non fungeva solo da passaporto, ma anche da nutrimento, e aveva la proprietà di rendere la musica così ipnotica che chiunque la udisse dimenticava tutti i problemi e le tribolazioni
Da Il ramo d’argento, vol. I: Folklore e credenze popolari scozzesi di F. Marian McNeill
in La maledizione del ramo d’argento di Lisa Tuttle
L’Isola Verde è stata avvistata a quasi tutte le latitudini da Capo Wrath, in Scozia, a Capo Clear, in Irlanda. A volte è stata identificata con una particolare isola dell’Occidente.
“Secondo la tradizione irlandese”, dice il professor Watson, “l’isola di Arran era la patria di Manannan, il dio del mare, ed era anche detta Emain Ablach, Emain delle Mele. Ciò equivale, suppongo, a sovrapporre l’Arran ad Avalon, il glorioso aldilà”.
Per entrare in quell’aldilà prima della morte, era necessario un passaporto. Si trattava di un ramo argenteo del melo mistico, carico di fiori o frutti – anche se talora era sufficiente una sola mela – che la regina della fate di Elfhame consegnava al mortale di cui desiderava la compagnia. Esso non fungeva solo da passaporto, ma anche da nutrimento, e aveva la proprietà di rendere la musica così ipnotica che chiunque la udisse dimenticava tutti i problemi e le tribolazioni
Da Il ramo d’argento, vol. I: Folklore e credenze popolari scozzesi di F. Marian McNeill
in La maledizione del ramo d’argento di Lisa Tuttle
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