martedì 4 gennaio 2011

The Night Before Christmas





(Il poema scritto nel 1822 da Clement Clarke Moore, vero atto di nascita del Babbo Natale moderno)

Twas the night before Christmas, when all through the house
Not a creature was stirring, not even a mouse.
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St. Nicholas soon would be there.
The children were nestled all snug in their bed,
While visions of sugarplums danced in their heads,
And mamma in her ‘kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter’s nap...
When out on the lawn there arose such a clatter,

I sprang from the bed to see what was the matter.
Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters and threw up the sash.
The moon on the breast of the new-fallen snow
Gave the lustre of midday to objects below,
When, what to my wondering eyes should appear,
But a miniature sleigh, and eight tiny reindeer,
With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St. Nick.

More rapid than eagles his coursers they carne,
And he whistled, and shouted, and called them by name:
Now, Dasher! now, Dancer! now Prancer and Vixen!
On, Comet! on Cupid! on, Donder and Blitzen!
To the top of the porch! to the top of the wall!
Now dash away! dash away! dash away all!”
As dry leaves that before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky,
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of toys, and St. Nicholas too.
And then, in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.
As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St. Nicholas carne with a bound.
He was dressed all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnished with ashes and soot.
A bundle of toys he had flung on his back,
And he looked like a peddler just opening his pack.
His eyes - how they twinkled - his dimples how merry!
His cheeks were like roses, his nose like a cherry!
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow.
The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath
He had a broad face and a little round belly

That shook, when he laughed, like a bowl full of jelly.
He was chubby and plump, a right jolly old elf,
And I laughed when I saw him, in spite of myself.
A wink of his eye and a twist of his head
Soon gave me to know I had nothing to dread.
He spoke not a word, but went straight to his work,
And filled all the stockings; then turned with a jerk,
And laying his finger aside of his nose,
And giving a nod, up the chimney he rose.
He sprang to his sleigh, to his teams gave a whistle,
And away they all flew like the down of a thistle.
But I heard him exclaim, ere he drove out of sight,
“Happy Christmas to all, and to all a goodnight!”

La vigilia di Natale
Era la vigilia di Natale, non il minimo rumore
in casa non si muove nulla, neppure un topolino.
I calzini sono stati appesi con cura davanti al camino
aspettando san Nicola che presto passerà di là.
 Nel loro letto i bambini si sono rannicchiati
sognando leccornie, pieni di meraviglia.
La mamma ed io in camicia da notte e in pigiama
ci eravamo appena addormentati.
Quando all’improvviso fuori sul prato ci fu un tal baccano
che saltai dal letto per andare a vedere.
Come un lampo mi precipitai ad aprire imposte e finestre.
Tutti gli oggetti davanti a me, avvolti dalla neve fresca

brillavano come in pieno giorno sotto la luce della luna.
Mentre i miei occhi si riempivano di meraviglia
apparve una piccolissima slitta trainata da otto renne minuscole.
Dalla vivacità e l’agilità del vecchietto alle redini
capii subito che era san Nicola.
Fischiava, gridava, chiamava per nome
il suo tiro fantastico che volava più veloce delle aquile:
“Va’ Freccia! Va’ Ballerina! Su, Saltarello! Donnola!
Forza, Cometa! Forza, Cupido! Dai, Donato! Dai, Fulmine!
Saltate sulla tettoia, saltate in cima al balcone!
Scaliamo p
iù in fretta, più in fretta!”
Come le foglie secche che prima del selvaggio uragano volano,
e quando incontrano un ostacolo salgono al cielo,
così con un unico slancio, renne, slitta carica di giocattoli e san Nicola
si ritrovarono in cima al tetto.
Sentii allora in un lampo gli zoccoletti che scalpitavano e caracollavano
sul tetto che risuonava tutt’intorno al camino.
Mi girai sbalordito
e vidi san Nicola uscire saltellante dal camino.
Era tutto vestito di pelliccia, dalla testa ai piedi
e i suoi abiti erano macchiati di cenere e fuliggine.
Con il fagotto di giocattoli in spalla
aveva l’aria di uno straccivendolo pronto ad andare al mercato.
I suoi occhi, come brillavano! I suoi zigomi come erano allegri!
le sue gote erano come rose, il suo naso come una ciliegia!
La sua buffa boccuccia era simile ad un arco
ed era circondata da barba bianca, più bianca della neve!
Teneva una piccola pipa simile a un mozzicone stretta tra i denti
e il fumo lo cingeva di un’aureola.
Aveva un viso largo, una pancetta rotonda
che tremava come la gelatina quando si metteva a ridere.
Era ben paffuto e pienotto, proprio un vecchio elfo allegro
e scoppiai involontariamente a ridere quando lo scorsi.
E un occhiolino, un cenno della testa
mi fecero subito capire che non avevo nulla da temere.
Non proferì neppure una parola ma subito si mise al lavoro
svuotando il sacco per riempire tutti i calzini.
E quando ebbe finito mi fece un cenno di saluto
e ritornò su per il camino.
Saltando sulla sua slitta fece un fischio al suo tiro
e se ne volarono lontano come un cardo che scivola.
Ma lo sentii gridare prima di perderlo di vista
“Buonanotte, buonanotte a tutti e buon Natale!”.
(Tradotto liberamente da me)


Da: La vera storia di Babbo Natale di Arnaud D’Apremont

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