giovedì 8 dicembre 2011

La masca delle luci che si muovono


In pianura mi chiamano ‘l culest, non ho mai capito il perché. La mia specializzazione consiste nel far apparire all’improvviso delle luci, poi farle muovere velocemente da una posizione all’altra. Una volta ad un poveretto per poco non gli facevo prendere un infarto. Era uscito a bagnare i campi di notte e io mi sono fatta trovare su di un albero, mi accendevo e mi spegnevo, come una lampadina ad intermittenza. Quel buon uomo si è fermato, si è fatto il segno della croce, ha mormorato qualche giaculatoria, sudava freddo. Ho fatto uno sforzo di concentrazione e la campana di una cappella poco distante si è messa a suonare. Poi mi sono messa a correre lungo un campo di meliga ed il mais al mio passaggio si muoveva come per un colpo di vento. Mi sono divertita anche con i Badellino di Trezzo d’Adda. Appena dopo mezzanotte sotto forma di fiammella un po’ irrequieta a meno di un chilometro dalla loro abitazione, più o meno nei pressi della cisterna. Loro si affacciavano alla finestra, vedevano un chiarore che oscillava al buio come se ubbidisse alle cadenze di una danza, si interrogavano su cosa potesse essere, poi tutti insieme, il nonno, i tre figli, i quattro nipoti maschi si armavano di rastrelli, forconi, fucili e zappe e venivano verso di noi. Trovavano una candela sistemata sul piedistallo di un mezzo guscio d’uovo e si disperavano. Poi, una bella volta, sono venuti con dell’acqua benedetta, hanno innaffiato ben bene la candela e io ho dovuto mostrarmi loro come madre natura mi ha fatto. Che brutto quarto d’ora ho passato. Gli è presa una voglia nel vedermi nuda e giovane com’ero allora che hanno preso la decisione di saltarmi addosso, tutti insieme, simultaneamente. Io ho approfittato del patatrac che c’è stato per scappare via il più veloce possibile. Il numero che mi riesce meglio è quello del circo illuminato. Faccio apparire un tendone sollevato sopra un palchetto a legno di quelli larghi con luci tutt’attorno, sfavillanti, e coppie di mini ballerini che piroettano al suono di un’orchestra comandata nel bel mezzo dal Nuto pavesiano, il suonatore di clarino con gli occhi di gatto descritto nel romanzo La luna e i falò. I giovani si incantano, perdono la cognizione. Per tardi che sia nel cuore della notte, questo mio parco divertimenti li attira, si fermano, si avvicinano, si mettono a ballare tra loro anche se sono maschi, mano nella mano, completamente storditi dalla musica e dalle luci

Da: Langa magica di Donato Bosca

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