giovedì 9 dicembre 2010

I dodici guaritori – Agrimony (Agrimonia), tradizioni, uso medicinale e altri usi

      

Pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle rosacee. Predilige i terreni assolati e incolti. Cresce nei prati, presso le macerie, sui cigli delle strade, lungo i fossi, in luoghi isolati e in macchie poco dense, dalla pianura all’alta collina, prevalentemente nel Nord e Centro Europa, nei Paesi Balcanici e nelle regioni asiatiche dal clima favorevole. In Italia è abbastanza diffusa.
Il suo nome botanico è Agrimonia Eupatoria, conosciuta anche come Erba Vettonica, Eupatoria, Grimonia, Eupatorio dei Greci, Erba del Taglio ed Erba di San Guglielmo.
Il suo nome per alcuni deriva dal latino argemonia, nome di una specie di papavero usato nell’antichità contro un mal d’occhi detto “arghema”, per altri deriva dal greco agros (campo) e mon (habitat), quindi “abitante del campo”.
Ė presente in due specie diverse: Agrimonia Procera Walir, molto rara, e Agrimonia Eupatoria, la più comune. Entrambe condividono le stesse proprietà medicinali.
Ha un fusto eretto ramificato solo nella parte finale, ricoperto di peluria, che si sviluppa da un piccolo rizoma e che può raggiungere anche i 70-90 centimetri in altezza, anche se generalmente non supera i 60 centimetri. Le foglie sono riunite a mazzetti che formano una rosetta basale, nel primo anno di vita della pianta. Successivamente, con l’apparire del fusto, compaiono alterne sulla parte inferiore dello stelo, allungate, seghettate e coperte di una leggera lanugine che le rende spesso appiccicose. L'infiorescenza è a forma di spiga, lungo la quale si sviluppano in continuazione, da giugno a fine autunno, piccoli fiori gialli a stella a cinque petali.
Si moltiplica con facilità, rimettendo in terra le piante sradicate verso il mese di settembre, quando le foglie cominciano a cadere. Si può anche ottenerla dai semi.
Della pianta si utilizzano le sommità fiorite e le foglie. I fiori si raccolgono a fioritura appena iniziata, le foglie prima della fioritura, poi la pianta va fatta essiccare all’ombra, o in locali asciutti, o al calore (temperatura non superiore ai 40 gradi). La stagionatura dura due-tre giorni rimuovendo. Ė ricca in particolare di tannini, di un olio essenziale, di vitamina B, C e K.

Storia e tradizioni
È una storia assai antica, anche se povera di dati certi: già in siti neolitici si sono trovate grandi quantità di frutti di agrimonia, ma non si è ancora riusciti a comprenderne la ragione.
L’agrimonia per i Greci era sacra ad Atena Palas Atenea Galeno, per i Romani a Minerva:

“Mentre la si svelle, bisogna pronunciare la frase: 
Questa è l’erba Argemon che Minerva scoprì come farmaco 
osservando le guarigioni dei maiali che l’avevano mangiata
”. 
Plinio

L’agrimonia è forse una delle piante che per prime sono state utilizzate nel campo della medicina. Romani e Greci la usavano per curare le malattie del fegato, per rivitalizzare la memoria, cicatrizzare le ferite e come antiveleno. Dal Medio Evo ci giungono notizie di un suo uso molto diffuso, anche se indifferenziato da Verbena officinalis.
Mattioli ci narra come sotto il nome di eupatoria autori antichi e moderni considerassero, di volta in volta, specie diverse.
Ė stata classificata come erba officinale da Mitridate Eupator, sovrano del Ponto e grande conoscitore di erbe medicinali, 64 anni prima di Cristo. Eupator è anche l’inventore della mitridatizzazione; ossia di quel metodo di autodifesa dai veleni, basato sull’assunzione progressiva di sostanze venefiche in dose minima per suscitare nell’organismo una difesa immunitaria. A lui è stata dedicata dai botanici la specie principale del genere Agrimonia, anche se alcuni sono convinti che eupatoria derivi da “hepatoria”, per la sua utilità nelle malattie del fegato.
Gli anglo-sassoni preparavano un medicamento con le foglie e i semi dell’agrimonia per curare ogni genere di ferita.

La Scuola Salernitana consigliava l’uso dell’agrimonia per alleviare i dolori della milza, ciò che non compare negli studi più moderni, anche se i disturbi epatici, che notoriamente cura l‘agrimonia, possono far ammalare la milza
.
Santa Hildegarda (sec. X) reputava la pianta uno dei più grandi rimedi nelle malattie mentali: “Se un uomo perde l'intelligenza e la ragione, si cominci col tagliargli i capelli, dopo si faccia bollire l'Agrimonia nell'acqua e con quest'acqua gli si lavi la testa; un panno contenente la stessa erba gli sarà applicato sul cuore fino a che egli prova un deliquio, gliela si metterà allora sulla fronte e nelle tempie: l'intelligenza e la ragione saranno purificate e il malato sarà libero dalla sua follia”.
Secondo la tradizione la pianta è legata alla vita di San Guglielmo, personaggio di nobili origini, il quale, insoddisfatto della propria condotta e stanco della carriera militare, trovò motivo di vita nella religione. Dopo la conversione si dedicò all'eremitaggio vivendo in vari luoghi della Toscana.
La leggenda narra che il Santo, trovandosi nei pressi di Malavalle (vicino Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto), abbia sconfitto un dragone che impediva agli abitanti di avvicinarsi ad una sorgente a meno di ottenere in sacrificio una ragazza.
A San Gugliemo vengono attribuiti anche altri miracoli come la guarigione, attraverso l'uso dell'agrimonia, di un cacciatore ferito al ventre da un cinghiale.
All'eremita si deve la diffusione della pianta come medicamento tanto che fino a non molto tempo fa questa "Erba di San Guglielmo" veniva assunta sotto forma di infuso per prevenire febbri e malattie, come la malaria, e per combattere morsi di serpente e bruciature.
Il Santo morì a Malavalle, il 10 Febbraio 1157 e il suo sepolcro fu da subito meta di numerosi pellegrinaggi provenienti dal tutto il centro Italia. Alcuni pellegrini rimasero addirittura a Malavalle per imitare la vita del Santo. La memoria ricorre il 10 Febbraio.
L’uso di quest’erba continuò per tutto il Medio Evo, e continua tuttora, nella preparazione, assieme ad altre erbe, dell’Eau d’Arquebusade, o Acqua del Colpo da Archibugio, secondo un’antica ricetta dell’Ordine dei Monaci di Sant’Antonio, fondato nel 1095 da Gastone, signore del Delfinato, i quali curavano e prevenivano, appunto, il Fuoco di Sant’Antonio. L’Eau d’Arquebusade è una panacea ad uso esterno per tutti i mali della pelle. Ė eccellente per scottature solari o bruciature leggere, per attenuare le rughe, dona sollievo a gambe e piedi affaticati, cura ferite, ulcere, abrasioni, infezioni, infiammazioni della pelle, vene varicose, emorroidi, eczema, herpes, dolori reumatici muscolari, etc.

Uso medicinale
L’agrimonia ha proprietà astringenti, lenitive, depurative e disinfettanti.
Grazie alla presenza di tannini, è utile come antinfiammatorio, cicatrizzante, antisettico, e analgesico, nelle artriti, tonsilliti, stomatiti, nevralgie. In vecchie ricette della medicina popolare era usata quale valido rimedio contro diarrea, malattie del fegato e della bile. Molti autori hanno confermato in seguito la sua efficacia nel trattamento di insufficienze e congestioni epatiche e come stimolante del flusso di bile nel fegato. Sempre in vecchie ricette di medicina popolare estemporanea viene usata per impacchi per la cura di congiuntiviti e della faringe: in usi interni è consigliata come antispastico, depurativo, antiinfiammatorio e sedativo. Contenendo acido ursolico, che agisce in modo simile al cortisone, è utile anche come decongestionante ed antipruriginoso in diverse dermopatie e allergie (dermatiti, acne, orticaria). Viene quindi impiegata per curare disturbi di fegato, insufficienza epatica, infiammazioni del cavo faringeo e della bocca, malattie dei reni e delle vie urinarie, diabete, reumatismi cronici, muscolari, articolari, e artrite. Si adopera anche per far scendere la febbre e per far cicatrizzare le ferite.
Inoltre pare che gli impacchi di agrimonia siano efficaci contro le fistole e le ragadi al seno. In quanto pianta astringente, si usa anche nelle preparazioni per i gargarismi come antisettico orale. Eccellente anche per dolori di stomaco, gastroenteriti, ulcera gastroduodenale, infiammazioni intestinali, congiuntiviti, riniti allergiche e asma bronchiale. Per le sue proprietà analgesiche per nevralgie, nevriti, artriti e periartriti. Indicata anche per cicli mestruali troppo abbondanti. Buona pianta digestiva, protegge dalle irritazioni e dalle infezioni, aiuta a prevenire l’ulcera, la colite, stimola la secrezione dei succhi gastrici e della bile, migliora la digestione e l’assimilazione. Sembra sia anche ipoglicemizzante. Consigliato inoltre nell’uso esterno per la cura delle ulcere varicose. Pianta poliedrica, non ha particolari controindicazioni, ma i tannini possono interferire con l’uso di farmaci, quindi è sempre importante consultare il proprio medico.
Nei disturbi epatici e nei casi di diarrea: si prepara un infuso ponendo 30 grammi di pianta secca mescolati con altrettanti di parietaria in un litro di acqua bollente e lasciando riposare per dieci minuti. Quindi si filtra e se ne consumano 2 tazze al giorno lontano dai pasti.
Nelle infiammazioni dell’apparato orale e urinario: infuso di agrimonia (30 grammi in un litro d’acqua per 5 minuti).
Con l’infuso di agrimonia si possono fare anche gargarismi contro il mal di gola: si mette un cucchiaio di fiori sul fondo di una piccola teiera e si versa sopra una tazza di acqua bollente, si copre e, dopo un quarto d'ora circa, si filtra il liquido in una tazza. L'infuso sarà pronto all'uso non appena diverrà tiepido. Nei primi due, tre giorni fare gargarismi tre volte al giorno; successivamente quando l'infiammazione è meno fastidiosa e fino a scomparsa dei sintomi, fare un gargarismo al giorno.
Sempre contro il mal di gola ci si può far preparare dall’erborista una miscela con 40 grammi di sommità fiorite di agrimonia, 30 grammi di radice decorticata di altea e 30 grammi di radice di echinaea, quindi si mette a sobbollire per 15 minuti un cucchiaio raso di miscela in una tazza (250 millilitri) di acqua oligominerale naturale, trascorso il tempo di ebollizione si filtra e si versa il liquido in una tazza. Quando il decotto è tiepido o freddo si fanno i gargarismi, due o tre volte al giorno.
Il decotto di agrimonia è anche ottimo per i pediluvi perché elimina la stanchezza e i gonfiori delle estremità: bollire 50 grammi di foglie secche agrimonia in 100 centilitri di acqua per 2 minuti e lasciare in infusione per altri 5 minuti.
Un impacco applicato direttamente sugli arti facilita la guarigione di lussazioni e distorsioni:
preparare un decotto di 10 grammi di agrimonia e 100 millilitri d'acqua. Immergervi un panno e porlo sulle parti dolenti più volte al giorno. Potete anche preparare un cataplasma di agrimonia: pestare 10 grammi di foglie fresche di agrimonia in un mortaio fino a renderle poltiglia. Applicarle come cataplasma sulle zone contuse o sulle distorsioni. L’azione astringente decongestionerà la parte dolente.
Nella cura delle vene varicose e delle ulcere degli arti inferiori è caldamente consigliata la pomata di agrimonia: mescolare una o due manciate di foglie in polvere con 200 grammi di grasso di maiale caldo e lavorare gli ingredienti fino a ottenere una crema omogenea.
In caso di scarso funzionamento del fegato e del pancreas: bere 2-3 tazze di tisana al giorno, per almeno tre mesi.
Per combattere infezioni intestinali: assumere 30 gocce di tintura madre, tre volte al giorno. A questo rimedio si può associare la tintura madre di carciofo, in tal caso si prendono 15 gocce di ciascuna pianta, tre volte al giorno.
Per abbassare la pressione arteriosa e dare tono alle arterie: assumere 30 gocce di tintura madre, tre volte al giorno, per almeno tre mesi. A questo rimedio si può associare la tintura madre di olivo, in tal caso si prendono 15 gocce di ciascuna pianta, tre volte al giorno.
In caso di prurito vaginale e perdite dovute a infezione da Trichomonas vaginalis: fare irrigazioni due volte al giorno con il decotto. Si può anche alternare il decotto di calendula a quello di agrimonia. Prendere inoltre per bocca 15 gocce di tintura madre di agrimonia e 15 gocce di tintura madre di calendula tre volte al giorno, fino a miglioramento.
Per alleviare le infiammazioni degli occhi: imbevere dei batuffoli di cotone nel decotto e applicarli sugli occhi per 15 minuti, due volte al giorno, fino a miglioramento.
Quando la pelle è arrossata o coperta di foruncoli: imbevere una pezzuola di cotone nel decotto, strizzarla leggermente e applicarla sulla parte, 2-3 volte al giorno, per 15 minuti.

Altri usi
Dall’agrimonia si ricava un infuso dall’inconfondibile bouquet fruttato d’albicocca: per ottenerlo si dovranno mettere in infusione per alcuni minuti in acqua bollente due o tre cucchiaini di sommità fiorite, poi lasciar riposare 10 minuti e filtrare. Si può anche prepararlo mettendo un cucchiaio di foglie di agrimonia e qualche frammento di radice di liquirizia per ogni tazza. Poi si versa l’acqua bollente, e si lascia riposare per 8-10 minuti, prima di filtrare.
In cucina le foglie della rosetta basale,  leggermente aromatiche e dal sapore agro-amaro si usano nelle zuppe e negli sformati.
Per liberare l’interno della casa da mosche e zanzare, si può ricorrere ad un espediente semplice e naturale: basterà collocare un mazzo di agrimonia in terrazzo o in qualsiasi altro luogo all’esterno. Gli insetti, irresistibilmente attratti dal suo profumo, non tarderanno ad uscire. Ė tra le specie a maggior contenuto di tannino: la si usa per estrarre un bel giallo brillante. Il colore migliore è quello che si ricava dalle ultime piante rimaste prima dell’inverno. Può essere usata per tingere i tessuti. Fino al secolo scorso, da questa pianta veniva infatti estratta una forte tintura gialla usata per tingere la lana.
Un tempo i fiori dell'agrimonia venivano usati anche per tingere i capelli di giallo vivo.
Nella cosmesi, l'agrimonia risulta particolarmente indicata sia per pelli secche, sensibili, delicate, arrossate e con couperose, che per pelle e capelli grassi. L'estratto glicolico può essere utilizzato come componente di creme, latte, gel e lozioni rinfrescanti, astringenti, anti arrossamenti e dello shampoo. Le foglie e i fiori di agrimonia, per il loro delicato profumo, sono ingredienti per pot-pourri adatti soprattutto alla camera da letto.


Fonti:


Altro (siti vari)

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