mercoledì 1 dicembre 2010

Il Papalagi - prima parte


Erich Scheurmann, un artista tedesco amico di Herman Hesse, fuggito nei mari del Sud per evitare la Prima Guerra Mondiale, raccolse il pensiero e le riflessioni di un capo saggio delle Isole Samoa, nella Polinesia, Tuiavii di Tiavea. Ne è nato Papalagi, un trattato etnologico sulla tribù dei Bianchi.
“Papalagi” significa "distruttore del cielo" in lingua samoana, per comodità qui è inteso come “uomo bianco”.
Verso la fine dell’800, l'arcipelago delle Samoa venne diviso fra gli Stati Uniti (a cui nel 1904 andarono le isole orientali, oggi note come Samoa Americane) e la Germania (a cui spettarono le isole occidentali, note allora come Samoa tedesche). Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, le Samoa occidentali passarono alla Nuova Zelanda, dalla quale si dichiararono indipendenti nel 1962 (divenendo così il primo stato insulare dell'Oceano Pacifico a raggiungere l'indipendenza).
Già dopo la seconda metà del ‘700 alle isole Samoa c’era un viavai di navi mercantili che percorrevano la rotta delle spezie.
La maggior parte dei contatti e degli scontri che avvennero tra i samoani e gli europei ebbero luogo nelle isole che ora fanno parte delle Samoa Americane, ma le isole delle Samoa indipendenti non sfuggirono alle stesse malattie e agli stessi atti di violenza che puntualmente si verificavano con l'arrivo dalle navi europee.
Quando arrivarono gli inglesi, chiaramente i samoani non si sentirono di far loro gli onori di casa e ci furono violenti scontri con perdite di vita umane da entrambe le parti. Quando invece arrivarono i missionari all'inizio del XIX secolo, tenendo in mano le loro Bibbie e parlando di dannazione eterna, non solo non vennero uccisi, ma incredibilmente riuscirono a convertirne una marea. Forse i samoani accettarono di divenire cristiani più per convenienza che per autentica fede. Semplicemente, i Palagi erano bene armati e conoscevano il potere di seduzione del denaro, fino ad allora sconosciuto tra i popoli di quelle isole. Inizialmente queste spedizioni alla ricerca di anime da convertire furono di breve durata, ma dal 1836 si ebbe una vera e propria svolta, quando John Williams e Charles Barff fondarono a Samoa le loro missioni. Purtroppo il povero Williams, dopo aver convertito un bel po’ di samoani, fece una brutta fine: venne “cannibalizzato”, ovverosia ucciso e servito come portata a un banchetto samoano. Ma tutto questo non arrestò l’arrivo di altri missionari. Con l’insediarsi delle missioni e quindi del Cristianesimo le danze polinesiane furono dapprima proibite, in quanto ritenute diaboliche e spudorate, in seguito furono riammesse con la clausola che il costume coprisse per intero il corpo della danzatrice.
Nell’introduzione è scritto che “Tuiavii non ebbe mai intenzione di presentare in Europa questi discorsi e tanto meno di farli stampare; essi erano concepiti esclusivamente per le sue genti polinesiane. Tuttavia è importante sapere con quali occhi un uomo ancora così strettamente legato alla natura vede noi e la nostra civiltà. Attraverso i suoi occhi impariamo a vedere noi stessi da un angolo di visuale che non potrebbe mai essere nostro.”

Trovo che sia un punto di vista molto interessante sulla nostra civiltà, ne esce fuori che:

Del Papalagi e del suo ricoprirsi la carne, dei suoi molti panni e stuoie:

“Il Papalagi si preoccupa costantemente di coprire bene la sua carne.”

“La carne è peccato. Così dice il Papalagi.”

“Anche la donna, come l'uomo, indossa molti panni e stuoie avvolti intorno al corpo e alle gambe. La sua pelle è per questo ricoperta di cicatrici e ferite causate dai lacci. Il seno si avvizzisce e non da più latte per colpa della pressione di una stuoia che si lega dal collo all'addome, al petto e anche sulla schiena; una stuoia che è resa molto dura da ossa di pesce, fil di ferro e nastri. La maggior parte delle madri danno quindi ai loro figli il latte in un cilindro di vetro, che sotto è chiuso, e sopra ha un capezzolo artificiale. Il latte che danno non è il loro, ma quello di brutti animali rossicci e cornuti, ai quali viene tolto con violenza dai quattro tappi che hanno sotto la pancia.”

“…non ho mai capito perché ai grandi ricevimenti e banchetti le donne e le ragazze possono mostrare liberamente la carne intorno al collo e la schiena, senza che non ho mai capito perché ai grandi ricevimenti e banchetti le donne e le ragazze possono mostrare liberamente la carne intorno al collo e la schiena, senza che questo sia uno scandalo. Ma forse è proprio questo che dà sapore alla festa: che in quell'occasione è permesso quel che non è permesso tutti i giorni.”

“Ma la carne è peccato, è del diavolo. Esiste pensiero più folle, cari fratelli? Se si dovesse credere alle parole del Bianco, allora si dovrebbe preferire, insieme a lui, che la carne fosse dura come la roccia della lava e priva del suo bel calore che viene da dentro. Rallegriamoci invece della nostra carne, che può parlare con il sole, di poter muovere le nostre gambe come il cavallo selvaggio, perché non le tiene legate nessun panno, e non le opprime nessuna pelle da piedi, e non dobbiamo stare attenti che non ci caschi dalla testa il nostro copricapo. Rallegriamoci per la vergine che è bella nel corpo e mostra le sue membra al sole e alla luna. Stolto, cieco, senza il sentimento della vera gioia, è il Bianco, che si deve coprire tanto per non provare vergogna.”

Dei cassoni di pietra, delle fessure di pietra, delle isole di pietra e di quel che vi sta in mezzo:

“Il Papalagi abita come la conchiglia di mare in un guscio sicuro. Vive in mezzo alle pietre, come la scolopendra tra le fessure della lava. Le pietre sono tutte intorno a lui, al suo fianco e sopra di lui. La sua capanna è simile a un vero e proprio cassone di pietra. Un cassone con molti ripiani tutto sforacchiato.”

Del metallo rotondo e della carta pesante:

“Ragionevoli fratelli, ascoltate fiduciosi e siate felici di non conoscere la scelleratezza e la miseria del Bianco. Tutti voi potete testimoniare che il missionario dice: «Dio è amore». Che un vero cristiano farebbe bene a tenere sempre davanti a sé l'immagine dell'amore. Che solo al grande Dio andrebbe l'adorazione del Bianco. Il missionario ci ha mentito, ingannato, il Papalagi lo ha corrotto perché ci ingannasse con le parole del Grande Spirito. Perché il metallo rotondo e la carta pesante, chiamati denaro, questi sono la vera divinità del Bianco.”

“Ho trovato solo una cosa per la quale non viene richiesto denaro, della quale se ne può avere quanta se ne vuole: l'aria che si respira. Ma devo pensare che è solo una dimenticanza, e non esito ad affermare che se qualcuno potesse udire in Europa queste mie parole, pretenderebbe immediatamente il metallo rotondo e la carta pesante.”

Io vedo il denaro come una forma di energia che ci permette di tradurre i nostri pensieri ed idee in realtà. Non è il sostituto di un dio, deve essere usato piuttosto per far crescere il bene collettivo. Poiché la natura è generosa e ricca, ci fornisce già tutto quello che ci occorre. Ne consegue che più ci siamo allontanati da essa, più è aumentato il nostro bisogno di denaro per poterci riscaldare, vestire, usare sempre di più l’energia elettrica, reperire nei negozi e nei supermercati quello che non si trova nei boschi o nei campi coltivati, combattere forme di alienazione e di stress con forme di divertimento, viaggi, etc.

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