mercoledì 9 maggio 2012

L'Omphalos



PARLA MORGANA: Il popolo di Avalon porta i suoi crucci, grandi e piccoli, alla sua Signora. Stamane i druidi sono venuti a dirmi che c’è stata una frana nel passaggio che dal loro Tempio conduce alla stanza che contiene la Pietra Omphalos e non sanno come ripararlo. Sono rimasti in pochi, ora, e quasi tutti sono vecchi; molti di coloro che avrebbero potuto rinnovare l’Ordine sono stati uccisi nelle guerre con i sassoni o hanno seguito i monaci che accudiscono la cappella cristiana che si trova sull’altra Avalon.
E così sono venuti da me, come fanno tutti coloro che sono rimasti, affinché io spiegassi loro che cosa fare. Ho sempre ritenuto bizzarro che la via verso un mistero sepolto così profondamente nella terra cominciasse nel Tempio del Sole, ma si dice che coloro che portarono l’antica saggezza su queste isole, molto prima dei druidi, venerassero la Luce sopra ogni altra cosa.
La Vista non mi soccorre più come quando ero giovane e lottavamo per riportare la Dea nel mondo. Ora so che Lei è sempre stata qui, e che ci sarà sempre, ma l’Omphalos è la pietra uovo, l’ombelico del mondo, l’ultima magia di una terra sprofondata sotto i mari in un tempo così remoto che anche per noi è leggenda.
Quando ero una ragazza, nel Tempio dei druidi c’erano degli arazzi che narravano della sua venuta qui; ora sono polvere, ma io stessa un giorno ho seguito quel passaggio verso il cuore della collina e ho toccato la Pietra sacra; le visioni che ebbi allora sono più vivide nella mia memoria dei miei stessi ricordi. Rivedo ancora la Montagna Stellata incappucciata di fuoco e la nave di Tiriki in bilico sulla cresta dell’onda, mentre la terra condannata viene inghiottita dal mare.
Però non credo di essere stata su quella nave; ho fatto dei sogni in cui ero mano nella mano con l’uomo che amavo e guardavo il mio mondo sgretolarsi, come è avvenuto con la Britannia dopo la morte di Artù. Forse è per questo che sono stata riportata in questo tempo, perché di certo Avalon è perduta come lo fu Atlantide, anche se è la nebbia e non il fumo a celarla al mondo mortale.
Un tempo esisteva un passaggio che portava alla Pietra Omphalos dalla grotta dove la Sorgente Bianca scaturisce dal Tor, ma i tremiti della terra l’hanno bloccato tanto tempo fa; forse non era destino che lo percorressimo ancora: la Pietra si sta allontanando da noi, come molti altri Misteri.
So tutto delle fini, sono gli inizi che mi sfuggono.
Come sono giunti qui quei coraggiosi sacerdoti e sacerdotesse sopravvissuti all’Inabissamento? Sono passati duemila anni e altri cinquecento da quando la Pietra è stata portata su questi lidi e, anche se sappiamo poco più dei loro nomi, abbiamo preservato la loro eredità. Chi erano quegli antenati che hanno portato l’antica saggezza e l’hanno sepolta come un seme nel cuore di questa collina sacra?
Se riuscirò a capire come sono sopravvissuti a quella prova, allora forse avrò una speranza che l’antica saggezza che noi abbiamo preservato arriverà al futuro e qualcosa della magia di Avalon resterà…


Nella lotta disperata che aveva causato la distruzione dell’Antica Terra una generazione prima, la Pietra Omphalos era diventata, seppur brevemente, il trastullo della magia nera. Per un po’ si era temuto che la corruzione fosse totale e così i sacerdoti avevano fatto circolare la voce che la Pietra fosse andata perduta, insieme ad altre cose, nelle profondità del mare vendicativo.
In un certo senso, quella menzogna era vera: ma la profondità in cui si trovava la Pietra era quella della caverna, sotto il tempio e la città di Ahtarra. Con l’arrivo della Pietra, quell’isola, non certo la più grande tra i Regni del Mare di Atlantide, era divenuta il sacro centro del mondo. Sebbene la Pietra fosse tutt’altro che perduta, era comunque nascosta, come lo era sempre stata; anche i sommi sacerdoti trovavano raramente una ragione per entrare in quella stanza e quei pochi che osavano consultare l’Omphalos sapevano che le loro azioni potevano alterare l’equilibrio del mondo.

Il centro non è un luogo ma una condizione dell’essere. L’Omphalos appartiene a un altro regno. Per molte ere la Pietra è rimasta indisturbata nei templi dell’Antica Terra, ma il centro non è là, come non lo è in Ahtarrath.

Da: L’alba di Avalon di Marion Zimmer Bradley e Diana L. Paxson

Col termine greco di Omphalos (ombelico) nell'antichità si indicava una pietra o un oggetto dal valore religioso. Nell'Antica Grecia la pietra scolpita era situata a Delfi, nel Tempio di Apollo, da cui la Pizia diffondeva i suoi vaticini.
La parola è di origine greca, ma la sua tradizione e il suo significato è molto più antico e legato a culti e tradizioni che affondano le loro radici nella notte dei tempi. In questa accezione ”ombelico” rappresenterebbe un centro sacro, luogo ove il “divino” si unisce con il “terrestre”. Il concetto di Omphalos lo troviamo sia nella Bibbia che in molte culture megalitiche, è l’idea di una proiezione in terra di un centro celeste, il “loco” ove dimorano gli dei.
L’Omphalos contiene la radice "om", vibrazione dell'energia creativa, divino suono primordiale, dalla cui vibrazione scaturisce la creazione dell’intero universo secondo l’induismo. È un simbolo come emblema dell’origine, centro dell’essere e immagine dell’unità originale.
Nella preistoria l’Omphalos era considerato come il centro del corpo della Madre da cui ebbe origine la vita e il tempo e a cui la vita ritornava, quindi era visto come principio e fine di tutte le cose. L’attributo della fecondità è uno dei più importanti riguardo all’ombelico perché è un punto prenatale di contatto tra madre e figlio.
Anche le pietre, secondo la credenza, avevano il potere di rendere fecondi. La pietra della fecondazione divenne poi la pietra del parto.
L’ombelico è un punto fisso, il centro che rappresenta l’equilibrio degli opposti e l’armonia universale.
L’omphalos come fulcro della divinità era anche una connessione fra cielo e terra, porta fra i due mondi.
Secondo molte tradizioni l’universo ha avuto origine da un ombelico, la cui manifestazione si irradia nelle quattro direzioni.
In Italia la tradizione degli Omphalos è spesso legata a diversi “massi” rotondeggianti lavorati dall’uomo in epoche remote e appunto connessi alle culture megalitiche.
Una caratteristica di questi massi è che molti di essi presentano delle spaccature, pare che quando l’antica religione fu sostituita da quella cristiana tutti i suoi simboli si spezzarono, proprio come è avvenuto ad Avalon nel brano riportato sopra, in cui Morgana racconta di come una frana abbia impedito per sempre l’accesso alla stanza dove veniva custodito, le guerre hanno ucciso i druidi più giovani e quelli che non sono stati uccisi son diventati monaci cristiani. È la fine di un’epoca.
L’Omphalos o ”Uovo del Mondo” è centrale in rapporto al “cosmo”, e, nello stesso tempo, contiene in germe tutto ciò che quest’ultimo conterrà allo stato pienamente manifestato; tutte le cose si trovano quindi nell’”Uovo del Mondo” ma in uno stato di “avviluppamento”, raffigurato precisamente, anche dalla posizione stessa della caverna, per via del suo carattere di luogo nascosto e chiuso. Le due metà in cui si divide l’”Uovo del Mondo”, secondo uno degli aspetti più comuni del suo simbolismo, diventano rispettivamente il cielo e la terra; anche nella caverna il suolo corrisponde alla terra e la volta al cielo; non c’è quindi nulla in tutto questo che non sia perfettamente coerente e normale.
L’”uovo filosofico” che svolge manifestamente il ruolo dell’”Uovo del Mondo”, è chiuso all’interno dell’athanor, ma quest’ultimo può essere a sua volta assimilato al “cosmo”, nella duplice applicazione macrocosmica e microcosmica; la caverna potrà dunque anch’essa venir assimilata simbolicamente sia all’”uovo filosofico” che all’athanor, a seconda che ci si riferisca, se si vuole, a gradi di sviluppo diversi nel processo iniziatico, ma in ogni caso senza che il suo significato fondamentale ne risulti minimamente alterato.
Gli Omphalos, comunque, non sono legati solo alla pietra, spesso essi sono rappresentati da obelischi, menhir, pozzi o da uno stranissimo simbolo, quello della triplice cinta, disegno che ritroviamo in moltissimi punti sacri, rappresentato da tre quadrati concentrici e da dei segmenti che uniscono i punti mediani dei lati. Infatti tali strutture o simboli sarebbero il mezzo stesso per indicare la presenza di un ombelico.
Platone parlando della metropoli degli Atlantidi, descrive il palazzo di Poseidone come un edificio al centro di tre cinte concentriche collegate fra di loro da canali, il che costituisce effettivamente una figura analoga a quella in questione, però circolare anziché quadrata.
Ora, quale può essere il significato di queste tre cinte? Dovrebbe trattarsi di tre gradi di iniziazione, sicché il loro insieme avrebbe rappresentato, in certo modo, la figura della gerarchia druidica; e il fatto che la medesima figura si trovi anche altrove indicherebbe che esistevano, in altre forme tradizionali, delle gerarchie costituite sullo stesso modello, cosa questa perfettamente normale. La divisione dell’iniziazione in tre gradi è d’altronde la più frequente e fondamentale; tutte le altre rappresentano in definitiva, rispetto a essa, soltanto delle suddivisioni o degli sviluppi più o meno complicati.
L
a spiegazione proposta non è per nulla incompatibile con certe altre, come quella accolta da Le Cour, secondo la quale le tre cinte si riferirebbero ai tre cerchi dell’esistenza riconosciuti dalla tradizione celtica; questi tre cerchi, che si ritrovano sotto altra forma nel cristianesimo, sono d’altronde la stessa cosa dei “tre mondi” della tradizione indù. In quest’ultima, d’altra parte, i cerchi celesti sono talvolta rappresentati come altrettante cinte concentriche circondanti il Meru, cioè la Montagna sacra che simboleggia il “Polo” o l’”Asse del Mondo”, ed è anche questa una notevolissima concordanza. Lungi dall’escludersi, le due spiegazioni si accordano perfettamente, e si potrebbe anche dire che in un certo senso coincidono, giacché, se si tratta d’iniziazione reale, i suoi gradi corrispondono ad altrettanti stati dell’essere, e sono questi stati che tutte le tradizioni descrivono come altrettanti mondi diversi, perché si deve tenere ben presente che la “localizzazione” ha soltanto carattere simbolico.
Il senso delle quattro linee disposte a forma di croce che collegano le tre cinte diventa immediatamente chiaro: sono dei canali, attraverso i quali l’insegnamento della dottrina tradizionale si comunica dall’alto in basso, a partire dal grado supremo che ne è il depositario, distribuendosi gerarchicamente negli altri gradi.
La forma circolare deve rappresentare il punto di partenza di una tradizione, ed è proprio questo il caso di Atlantide (bisogna d'altronde precisare che la tradizione atlantidea non è tuttavia la tradizione primordiale per il presente Manvantara, ciclo cosmico e storico, e che essa è solo secondaria in rapporto alla tradizione iperborea; solo relativamente si può prenderla come punto di partenza, per quanto concerne un determinato periodo il quale costituisce soltanto una delle suddivisioni del Manvantara), e la forma quadrata il suo termine, che corrisponde alla costituzione di una forma tradizionale derivata.
Lo stesso simbolo è stato ampiamente utilizzato nei secoli come schema di gioco, e come tale e presente sul retro di molte scacchiere. Il nome più comune di questo gioco, in italiano, è "filetto", ma è conosciuto anche come Mulino, Mulinello, Smerello (dal latino merellus, pedina) oppure (dal numero tre) Tris, Trex, Tria, ecc. In Inghilterra è noto come Morris, Mill, Merels o Tic Tac Toe; Mérelles in Francia, Morels in Spagna, Mühle in Germania, Mølle in Norvegia, Luk Tsut Ki in Cina, e così via. L'origine di questo gioco sembra essere molto antica, databile addirittura attorno al 1400 a.C. Esemplari di tavole per il gioco del filetto sono stati ritrovati in tutto il mondo: nelle rovine della città di Troia, siti sepolcrali dell'Età del Bronzo, inciso sulle tavole delle navi vichinghe, nell'Acropoli di Atene. Si ritrova anche menzionato nella prima Enciclopedia dei Giochi della letteratura Europea, commissionata dal re Alfonso X di Castiglia (1221- 1284)






Da: http://www.acam.it/sovereto.htm
http://umsoi.org/2009/11/14/rene-guenon-i-simboli-della-sacra-scienza/
http://puntadellest.blogspot.it/2010/04/la-triplice-cinta.html


2 commenti:

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    1. Ciao, mi spiace. Teniamoci in contatto, è stato un piacere anche per me leggerti. Buona vita anche a te :-)

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