mercoledì 6 luglio 2011

Il Graal - VII


Fino ad ora abbiamo parlato di purificazione, per la prima Tavola, e di illuminazione, per la seconda, ora, giunti alla terza, parliamo di reintegrazione, di comprensione totale e quindi non solo intellettuale di ogni tradizione.
L'individuo muore una seconda volta, per poter rinascere ad un nuovo stato.
Le lastre sono tre e tre quindi sono le iniziazioni, ma solo due comportano un cambiamento di stato mentre una, quella quadrata, è solo, come abbiamo già notato, un’acquisizione di coscienza.
Nella Tavola circolare il neofita entra dal portale della Cattedrale e si immette in quel percorso che lo porterà ad uno stato nuovo lasciando dietro di sé quello che, con parole tanto sintetiche quanto approssimate, è d'uso chiamare il mondo profano.
Esso muore per quest'ultimo e rinasce ad uno stato dove è elemento equilibrato partecipe di un tutto armonico.
Nel passaggio dalla prima alla seconda Tavola non vi è cambiamento, non vi è né morte né rinascita, vi è soltanto maturazione.
È per questo che il lavoro che si compie in essa è solo intellettuale; è una lenta maturazione dell'individuo che era iniziata dal rifiuto dei conflitti del mondo alla soglia della Tavola rettangolare.
Ora, per questo passaggio, vi è vera morte e vera rinascita.
Lo stato di armonia con il tutto, la conoscenza più completa della tradizione, lasciano il posto alla rivelazione.
Charpentier dice che la Tavola mistica, inclusa nel coro, era chiusa. Le vie di accesso erano due, una riservata ai cappellani, mentre l'altra, "porta stretta, conduceva nell'arcata centrale della tribuna e si situava alla punta della Tavola quadrata nell’incrocio dei transetti".

Una via angusta, che sottolinea la difficoltà dell'attraversamento, passaggio quasi traumatico come fu in passato quello dal grembo materno alla vita del mondo.
Ora, il passaggio avviene dal mondo dell’intelligenza a quello della fede mistica.
Il contatto continuo fra il cielo e la terra, nella Tavola rettangolare, è ripristinato.
In essa, ogni cerimoniale diventa segreto agli estranei, il suo perimetro è rigorosamente delimitato dal resto della chiesa e neppure lo sguardo, in origine, era libero di spaziare al suo interno.
“Il Signore disse a Mosè: "Scendi e avverti il popolo che non irrompano verso il Signore per guardare e non cadano molti di loro. Anche i sacerdoti che sogliono avvicinarsi al Signore si santifichino, affinché il Signore non si avventi contro di loro".  Mosè rispose al Signore: "Il popolo non può salire sul Monte Sinai, perché tu stesso ci hai avvertiti dicendo: poni dei limiti attorno al monte e dichiaralo Santo". Allora il Signore disse: "Va, scendi, poi salirai, tu ed Aronne con te, ma i sacerdoti e il popolo non irrompano per salire verso il Signore, perché egli non si avventi contro di loro". Mosè scese verso il popolo e lo disse loro".
Il Sinai è dunque una Tavola rettangolare, è la ricostituzione del Paradiso Terrestre, è decisamente il punto nel quale è possibile la comunicazione fra il cielo e la terra e l'essere in questo punto palesa il possesso del Santo Graal.
Se fino ad ora, per comprendere il significato della Tavola quadrata nella Cerca, ci siamo soffermati sulle avventure di Lancillotto ora, per avvicinarci a quella rettangolare, non possiamo che riferirci a quelle di Galaad.
È lui che assieme ad altri veri Cavalieri partecipa, come un tempo i dodici Apostoli, alla Mensa del Santo Graal.
"Coloro che non devono sedersi alla Mensa di Gesù Cristo se ne vadano, perché è arrivato il tempo in cui i veri cavalieri saranno nutriti con il cibo celeste".
È estremamente importante quanto dice questa voce nel castello di Corbenic. Secondo alcuni il nome del Castello di Corbenic proviene da Corbin-Vicus. La parola Vicus è di chiara matrice latina e sta per "insediamento". Corbin, invece, sembra sia la traduzione francese ("corben") di "corvo" (proprio come "bran" in gallese...). Sicché Castello di Corbenic sarebbe nient'altro che "Castello del corvo"... esattamente come Dinas Bran, la Fortezza di Bran, il dio gallese il cui nome significa “corvo” e che è collegato al calderone e al graal. Inoltre la valle del Llangollen, dominata dal castello di Dinas Bran, è attraversata da un fiume, il Dee River: il castello del Graal descritto da Chretien e dall’anonimo autore del ciclo vulgato è vicino a un fiume. L'Estoire du Saint Graal (secondo il ciclo vulgato) asserisce che Corbenic è un nome caldeo che significa "vaso sacro". Un importante medievalista (R. S. Loomis) invece fa notare che in francese cor benoit significa "corno benedetto" e potrebbe essere una chiara allusione al corno magico posseduto da Bran il Benedetto, uno dei Tredici Tesori di Britannia (colui che vi avesse bevuto vi avrebbe trovato la bevanda desiderata, un altro Graal ante-litteram). Ancora, "corps benoit" significa "corpo santo":  Corbenic come una corruzione dell'espressione "corpo santo" inteso come corpo eucaristico di Cristo
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La voce nel Castello di Corbenic ribadisce due precisi concetti.
Il primo è che per partecipare alla mensa di Cristo è necessario essere cavalieri.
Per poter entrare nella Tavola rettangolare bisogna cioè essere passati per la Tavola quadrata.
La lastra rettangolare è una Tavola mistica, ma non ammette l'ignoranza, e proprio per questo, nella Cattedrale di Chartres, anche all'ingresso al presbiterio riservato ai chierici e sacerdoti, sul pavimento vi è una Tavola quadrata; certo più piccola di quella della navata centrale ma non per questo svuotata dei suoi significati.
Il secondo è che la partecipazione a questa mensa è un qualche cosa di segreto, di non visibile ad occhi profani.
La comunicazione diretta fra il cielo e la terra non è un qualche cosa che cade sotto i sensi, essa è interiore, come il possesso stesso del Santo Graal.
I sacerdoti stessi debbono santificarsi prima di entrare nel luogo dichiarato santo che è, come il Monte Sinai, ben limitato e nascosto agli sguardi di chi non può salirlo.
Questo stato di inviolabilità del luogo sacro non può che fare pensare alla città di Luz, la misteriosa città di zaffiro della tradizione ebraica, il cui nome significa “mandorla”, il luogo dove si arresta il potere dell’Angelo della Morte. Inaccessibile ai profani e incontaminata dai cataclismi, si trova al centro del Paradiso Terrestre, fra le radici del mandorlo della vita (luz) dove sgorgano, dalla fonte della Rugiada Dolce, il nutrimento dei santi (miele), l’acqua purificatrice, il nettare degli iniziati (latte) e il fluido della conoscenza esoterica (vino): i quattro fiumi che disegnano una croce sulla superficie del mondo terrestre. Alla base del mandorlo una cavità conduce tramite un sotterraneo alla Gerusalemme celeste.
Essa è, ad un tempo, la città sotterranea e la città celeste; è situata nel "cavo", sia essa considerata come caverna o cielo.
Non a caso Dante, per raggiungere il Purgatorio e salire infine sulla vetta del monte dove è situato il Paradiso Terrestre, deve compiere un lungo viaggio sotterraneo.
Essa rappresenta dunque un qualche cosa di nascosto, interamente chiuso all'esterno, evidenziando in questo modo l'idea dell'inviolabilità.
Conseguentemente, Luz è il nome di una particella indistruttibile del corpo, alla quale l'anima rimane legata dopo la morte, fino al giorno della resurrezione.
Allora Luz, che contiene gli elementi necessari alla totale restaurazione, quando sarà giunto il momento, sotto l'azione della rugiada celeste, porterà l'essere alla sua rinascita gloriosa.
Ed è questa rugiada celeste che troviamo, sotto altro simbolo, nella Cerca del Santo Graal..
Le gocce di sangue, che Galaad raccoglie dalla lancia posta sopra il Santo Vasello e che ridanno vita ed energia alle membra di Re Vulnerato, sono questa rugiada, che agendo sulla potenzialità restauratrice dell'essere, il Luz, le porta alla salute.
E questa è certamente specchio di una salute interiore, non già fisica.
Le simbologie dell'albero e della lancia sono dunque da ritenersi simili, sottendendo entrambe medesimi significati che vanno ben oltre quello appena menzionato.
Infatti, sia l'albero che la lancia rappresentano l'asse del mondo, e sono perciò da mettere in stretta relazione alla montagna polare. Conseguentemente, la loro presenza rende possibile l’ identificazione del centro spirituale, del Paradiso Terrestre, ed è perciò non a caso che nella Cerca la lancia fa la sua apparizione assieme al Santo Vaso.
È in questa situazione che si ha lo stadio massimo di elevazione spirituale, la mondanità dell'individuo lascia il posto al rapporto diretto con Dio ed è il raggiungimento di questo stato sovraumano che fa si che Galaad possa dire: "L'altro giorno quando vedemmo una parte delle meraviglie del Santo Graal che Nostro Signore ci mostrò per compassione, io contemplavo le cose segrete che non sono svelate a tutti ma soltanto ai ministri di Gesù Cristo; e, mentre vedevo ciò che nessun cuore di uomo terreno potrebbe immaginare, né lingua descrivere, il mio cuore fu colmato da una tale gioia e soavità che, se fossi morto in quell'istante, sono certo che nessun mortale avrebbe conosciuto un trapasso migliore del mio". Analogamente in Matteo si legge : "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte sopra un alto monte.
E si trasfigurò alla loro presenza e il suo volto risplendette come il sole, e le sue vesti divennero bianche come la luce.
Ed ecco che apparvero loro Mosè ed Elia a colloquio con lui.
Pietro allora, prendendo a parlare, disse a Gesù: "Signore è bello per noi stare qui, se vuoi farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia."
Concludendo il suo parlare intorno alle tre lastre di iniziazione Charpentier dice che non è affatto strano che si presentino nell'ordine in cui le abbiamo situate a partire dal portale reale, quello che custodisce re e regine che non hanno più nome.
"La loro nascita corrisponde proprio alle nascite realizzate nella navata coperta."
Ogni volta che un individuo percorre con pieno profitto la via iniziatica delle tre lastre, persi i "pensieri e i sentimenti personali", egli genera il proprio lo superiore.
Quell'io superiore che nelle Nozze Chimiche è rappresentato dal Re e dalla Regina generati dalla iniziazione.
E per questo che il Re dice a Christian Rosenkreuz che egli è suo padre.
Essi sono senza nome, in quanto esistenti allo stato di potenzialità; chi dà loro il nome e, ad un tempo, li genera (in questo caso possiamo considerare le due cose coincidenti) è l'oggetto di ogni iniziazione: chi porta a termine la conoscenza di tutte e tre le lastre

Da:
http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=1373
http://digilander.libero.it/ilsitodelmistero/trelastregraal.htm

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