lunedì 4 luglio 2011

Il Graal - V



La lastra quadrata ben si lega al simbolismo della scacchiera.
Il gioco degli scacchi, come è noto, è originario dell’India, ma anche gli Egizi conoscevano un gioco molto simile: il Senet, la cui prima raffigurazione risale al 2600 a.C. con il faraone Hesy. L’Occidente medievale lo ha conosciuto grazie alla mediazione dei Persiani e degli Arabi, come testimonia fra l’altro l’espressione “scacco matto” (in tedesco: Schachmatt) derivante dal persiano shah (re) e dall’arabo mat (è morto).
Rappresenta essenzialmente il conflitto fra devas e asuras, che si disputano la scacchiera del mondo. È qui che il simbolismo del bianco e del nero, già contenuto nell’alternanza delle caselle della scacchiera, acquista tutto il suo valore: l’armata bianca è quella della Luce, l’armata nera è quella delle tenebre. Da un punto di vista relativo, la battaglia raffigurata sulla scacchiera rappresenta sia quella di due veri e propri eserciti terreni, ciascuno dei quali combatte in nome di un principio, sia quella dello spirito e delle tenebre nell’uomo (in una guerra santa, è possibile che ciascuno dei due avversari possa legittimamente considerarsi il protagonista della lotta della Luce contro le tenebre. È questa un’altra conseguenza del duplice senso di ogni simbolo: quello che per l’uno è espressione dello Spirito, può essere l’immagine della materia tenebrosa agli occhi dell’altro). Ma la scacchiera è anche un simbolo legato ai Templari e al loro vessillo, il beauceant, (spesso scritto anche in altre grafie: baussant, bauçant o beaucant), che sia in forma di scudo che di bandiera era suddiviso in due parti opposte: il bianco e il nero.
Essa arrivò in Europa proprio dalla Terrasanta, luogo di operazione dei Templari, importata dai soldati che tornavano dalle Crociate con qualche piccola modifica occidentale (il pezzo del visir si tramutò nella regina). Si dice che i pavimenti del Tempio di Salomone (sulle rovine del quale alloggiavano i Templari in Palestina) fossero disegnati proprio di quadrati bianchi e neri, come simbolo della contrapposizione del bianco e del nero e, in senso allargato, del bene e del male, dell’istinto e della ragione. Nella costante lotta tra il buio e la luce c’è insita la consapevolezza che l’uno non può esistere senza l’altra (una sorta di versione occidentale del ben più noto simbolo dello yin e dello yang).
Molti edifici sacri legati ai Templari riportano ancora oggi l’elemento del bianco e del nero, in alcuni simboli e negli stessi pavimenti con piastrelle bianche e nere alternate, enormi scacchiere sui quali si camminava come pedoni umani. 
Il Bianco muove sempre per primo. Il Bianco rappresenta oltre la Luce, l'anima pura, l'energia sacra che abbiamo al nostro interno. Il Nero invece, alchimisticamente, rappresenta la Nigredo, la Nera Notte dell'Anima, la morte spirituale che dobbiamo affrontare in vista della Resurrezione.
Anche presso i Celti vi era un gioco simile agli scacchi: il fidchell (o fidhcheall, fidceall, fithchill) in irlandese o gwyddbwyll in gallese. Il nome in irlandese e in gallese è un composto col significato di "la saggezza del legno". Nelle leggende irlandesi il fidchell è giocato da re, dèi e guerrieri, ossia da chi manovra opportunamente le Forze del Bianco e del Nero e può determinare le sorti dei popoli.
La sua invenzione era attribuita al dio Lugh e un abilissimo giocatore era suo figlio Cúchulainn. Varie partite di fidchell formano un importante episodio del Tochmarc Étaíne.
Nella letteratura gallese appaiono spesso tavole di gwyddbwyll prodighe, a volte mistiche. Ne Il Sogno di Rhonabwy, un racconto associato al Mabinogion, re Artù e Owain mab Urien giocano a gwyddbwyll con pedine d'oro su una scacchiera d'argento. Ne Il Sogno di Macsen Wledig Eudaf sta intagliando le pedine per la sua scacchiera d'oro, quando viene visitato dall'imperatore Magno Massimo. La scacchiera di Gwenddoleu ap Ceidio appare tra i Tredici Tesori dell'Isola di Britannia in cataloghi risalenti al XV-XVI secolo: la scacchiera era d'oro, le pedine erano d'argento e giocavano tra di loro muovendosi da sole. Tradizionalmente l’argento simboleggia il principio lunare, mentre l’oro simboleggia il principio solare e regale. Una scacchiera magica simile appare in Peredur ab Efrawg. Una serie di versioni francesi delle storie sul Graal citano scacchiere simili con pedine semoventi (la Seconda Continuazione del Perceval di Chrétien de Troyes) o con solo una parte che si muovono da sole, mentre le altre vengono mosse dall'eroe (la Storia del Graal).
Tornando al simbolismo della scacchiera e dei suoi pezzi, l’Alfiere è Giove, si muove definendo un triangolo rappresentando il potere spirituale.
Il Cavallo è Marte, si muove con un salto improvviso, rappresentando il salto intuitivo dell’iniziato.
Il Pedone infine è l’uomo che percorre la scacchiera con piccoli umili passi, ma, nel caso riesca ad arrivare senza soccombere alla fine del campo di gioco superando tutti gli ostacoli, potrà ottenere il potere assoluto della Madre Terra, un percorso iniziatico che porta alla trasformazione alchemica di se stesso come uomo in Regina come Dea che può andare ovunque, il ritorno al Femminino sacro universale. Ma questo solo per l’unico pedone in tutta la scacchiera che riuscirà nell’intento.
Non a caso raramente interviene la fortuna, come accade in molti giochi dove vi è spesso l’elemento del caso, negli scacchi vince il più astuto e intelligente giocatore. Colui che sa vedere “oltre”, che sa intuire le mosse dell’avversario, che sa costruire una attenta strategia. L’eterna lotta tra luce ed ombra ove viene messo in gioco il cosmo intero.
Inoltre i quadrati sono 64, il numero della realizzazione dell’unità cosmica.
L’intero gioco era un’unica ricerca del Graal, si doveva combattere contro forze oscure e affrontare astute prove.  Inoltre la Regina e il Cavallo possono muoversi nella scacchiera in tutti i sensi. È quella cavalla, “cabala”, conoscenza della tradizione, che montata dal cavaliere lo fa muovere nella scacchiera quadrata utilizzando il cerchio.
L' importante, ora, è porre in evidenza che questa, che è una tavola intellettuale, non può per questo fare a meno della precedente iniziazione per non cadere nell'aridità di quei numeri che si possono usare con la sola facoltà del cervello ma che nulla significano se non si è stati istruiti alla loro lettura.
"Disgraziato colui che prende il vestito per la legge stessa, dice lo Zohar".
Il cavaliere è quindi l'iniziato alla tavola quadrata, è colui che entra nella Cattedrale montando il cavallo.
Ogni operazione che si compie sulla Tavola quadrata è essenzialmente razionale, al limite, di organizzazione, ma, contemporaneamente, le leggi che presiedono a queste operazioni non sono assolutamente il frutto del puro intelletto umano.
Sempre, ogni operazione dell'uomo deve essere guidata da Dio e questa è, più delle altre, la Tavola delle incertezze, e perciò molto difficile; simile alla prima strada che si presenta di fronte a Christian Rosenkreuz nelle sue Nozze Chimiche:
"La prima è breve ma pericolosa e passa attraverso vari scogli che tu potresti superare solo a grande fatica".
Sono questi gli scogli del materialismo, generatori dell'inganno che fanno sì che quel ricercatore spirituale che vuole percorrerla senza pericolo e incertezze debba essere molto maturo


Da:
http://digilander.libero.it/ilsitodelmistero/trelastregraal.htm
        http://www.luoghimisteriosi.it/toscana_vicopancellorum.html

2 commenti:

  1. E' un piacere leggere quello che c'è nel tuo blog. Un caro saluto.

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  2. Grazie, scrivere un blog è il modo migliore per documentarsi e imparare e anche per sentire che il sentiero che senti sotto i piedi è tuo, solo tuo :-)

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