Le Vergini Selvatiche amano il latte fresco, l’alimento vitale dei mammiferi che è spesso al centro delle loro relazioni e degli scambi con gli uomini e le donne delle valli.
Il loro nutrirsi di latte è un aspetto del loro rapporto con il femminile, cui appartengono, e le cui sapienza ed energia offrono agli altri. Ma il dono del latte viene anche da loro accolto come un’offerta sacra, un “farsi avanti”, che spinge le Salighe a proporre, a chi l’ha presentata, il profondo processo di realizzazione del femminile.
Come è narrato, attraverso la simbologia alchemica, in questa storia.
Una contadina di Meltina (Moelten) mise una sera una grande scodella piena di latte fresco davanti alla finestra perché durante la notte facesse una buona panna. Quando però la mattina seguente volle riprendersi il latte, trovò al suo posto la scodella piena di sangue. Spaventata corse dai vicini e raccontò loro l’accaduto. Le si consigliò allora di provare ancora una volta a mettere, la notte seguente, la stessa scodella piena di latte davanti alla finestra. La donna così fece, e la mattina, quando guardò cosa ne era stato del latte, la scodella era piena d’oro fino all’orlo.
La Donna Selvatica, la sera prima, aveva accolto la tazza di latte come un’offerta, che aveva bevuto fino in fondo. Poi, al posto del latte, aveva messo il sangue. Un dono-proposta inquietante, destinato a mettere alla prova la capacità della contadina di proseguire nel processo di trasformazione iniziato con la precedente offerta (ancora inconscia) alla Donna Selvatica. Il sangue è, come il latte, un liquido organico, ma di colore rosso e quindi naturalmente in grado di evocare e trasformare emozioni più forti, più adulte, a volte decisamente minacciose, anche se più ricche dal punto di vista energetico. Emozioni che, nel processo alchemico, segnano il passaggio dalla fase di inizio della trasformazione, chiamata albedo (la fase del bianco), alla più ricca e feconda rubedo (la fase del rosso). È proprio in questo passaggio, infatti, che avviene ciò che gli alchimisti chiamano il passaggio decisivo dell’”arrossamento del bianco”. Un transito che è carico di significati, anche nella vita di ogni donna: pensiamo, per esempio, allo sviluppo fisico e sessuale, che è segnato, con l’arrivo del mestruo, dall’”arrossamento del bianco”. L’incontro con il sangue (innanzitutto il proprio), in cui si apre per la donna il rapporto con il lato più forte, e anche torbido, dell’inconscio collettivo femminile, è da lei accolto con terrore, nella saga così come spesso nella realtà. E, come è giusto che accada, lei racconta l’avvenimento, il momento che sta attraversando, alla comunità (come la bimba che annuncia alla madre, o alle donne che ha attorno, il suo menarca). Nella saga la comunità svolge il compito che le compete: rassicura la donna e la invita a persistere nella sua azione, che ora diventa a tutti gli effetti un’offerta consapevole, un sacrificio alla potenza sovrapersonale, misteriosa, femminile, che aveva sostituito il latte con il sangue. A questo punto il processo di sviluppo è decisamente avanzato. Si è ormai passati dall’offerta casuale, inconscia, ancora frammista all’aspettativa di un appagamento sul piano materiale del processo organico (metto il latte e ricevo la panna), al consapevole compimento di un’offerta-sacrificio a un’Entità sovrapersonale, di cui si aspetta la risposta con tremore e devozione. Il sacrificio e la devozione all’Altro, a ciò che sta al di là e al di sopra dell’Io, è appunto ciò che consente di oltrepassare anche la dimensione del sangue, dell’arrossamento del bianco, e che apre il passaggio alla fase ulteriore della trasformazione: quella della luce e dell’oro, della ricchezza assicurata dall’accettare una prospettiva di vita che va al di là della materia, dell’Io e delle sue paure. Ecco quindi che quando la contadina, ormai consapevole di essere entrata in contatto con un potere che la trascende, rimette il latte alla finestra, questo può venire trasformato in oro: perché la devozione alla Donna Selvatica, al femminile transpersonale della Natura, ha consentito il transito dalla materia alla luce.
Da: Donne selvatiche di Claudio Risé e Moidi Paregger
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