lunedì 21 febbraio 2011

Il risveglio dei Fianna



Questo è il racconto che parla di un tempo passato, e di quello ancora da venire.
 
Racconta la gente, che l'ultimo dei grandi uomini del popolo Gaidheal fu Finn MacCumhail; e Finn, insieme ai guerrieri Fianna, proteggeva il suo popolo da ogni male, era un potente scudo contro ogni nemico. E quando Finn andò via da questo mondo, il cuore dei Gaidheal divenne pesante di tristezza, e l'anima dei Gaidheal cadde in un sonno profondo, racchiuso nelle sognanti profondità della sua terra.
Ma io ho sentito narrare un'altra storia, una storia che dice che il grande Finn è ancora tra noi; sì, egli riposa addormentato nel cuore più profondo delle nostre colline; e di quando in quando un viaggiatore di passaggio, in cerca di un riparo per la notte nei profondi recessi della montagna, trova per caso la porta che conduce al rifugio, dove Finn MacCumhail riposa e dorme il suo magico sonno. 
E una volta, proprio un viaggiatore perduto tra le colline, mentre era in cerca di un rifugio per la notte, si imbattè nella nera bocca di una caverna che si addentrava profondamente dentro la montagna. 
Entrò, esitando, tastando le pareti con le mani, addentrandosi sempre di più nel buio profondo. Tanto scura era l'oscurità davanti a lui che gli sembrava di avere una solida parete di buio dinnanzi agli occhi, tanto profondo era il silenzio, che il suo stesso respiro sembrava un rombo di tuono alle sue orecchie. Oh! Non gli portava nessun conforto quel rifugio! Anche l'eco sembrava farsi gioco di lui, mentre proseguiva nelle tenebre, lento e malsicuro, passo dopo passo. Credeva quasi di sentire innanzi a lui, o forse dietro di lui, o forse ovunque intorno a lui, nell'oscurità... un respiro... diverso dal suo. 
E poi, ne fu sicuro. 
"Non sono solo qui!" gridò in preda al terrore; ma la sua voce non era che un sussurro spaventato. 
Ascoltò, aspettando, nelle tenebre. 
La sua voce sussurrò: 
"Chi c'è qui?" 
Silenzio. 
Ma il respiro estraneo ancora si sentiva, lieve nelle tenebre profonde; l'uomo fece un passo indietro e la sua mano toccò la parete di roccia; e sentì la pietra sotto le dita, la pietra umida ricoperta di muschio, e poi... qualcos'altro. Un corno da caccia. 
"Che cos'è...?" 
E allora una Voce si levò nelle tenebre, una Voce mai udita prima, una Voce che sembrava provenire dalle profondità del Tempo, e che la sua anima avrebbe udito di nuovo solo nel momento della morte. Eppure... strano! Gli sembrava che fosse la sua propria anima a parlare. 
"Questo è il corno di Finn! E' il corno da caccia dei Fianna" 
E la Voce proseguì con un accenno di comando indescrivibile: 
"Suonalo!" 
"No!..." gemette l'uomo, e non voleva farlo; ma il sussurro che era la Voce ripetè, suadente: 
"Suonalo!" 
Lentamente l'uomo sollevò fino alle labbra il grande corno da caccia 
"No...!" 
"Suonalo!!" 
Travolto da un'improvvisa esaltazione, l'uomo sollevò allora il corno e vi soffiò dentro con tutte le sue forze, chiudendo gli occhi. 
Una nota si levò alta e possente, percorrendo tutta la caverna col rombo di mille tuoni, e nella musica si sentì distintamente un richiamo: 
"Svegliatevi!!" 
L'uomo cadde all'indietro sulla fredda roccia, intontito. Davanti a lui nell'oscurità si mossero corpi di tenebra, teste di tenebra parvero prender corpo nell'aria e accostarsi e chinarsi su di lui: e la Voce Antica sussurrò di nuovo alle sue orecchie: 
"Suonalo!" 
"Svegliatevi!!" 
E nelle tenebre si udì chiaramente il clangore di metalliche armature, il tendersi di fionde di pelle, lo scalpitare soffocato di molti cavalli; e la tenebra parlò con formidabile accento: 
"Chi chiama e risveglia Finn e i Fianna?" 
L'uomo cadde in ginocchio e pianse. 
"Non sono stato io, non sono stato io a farlo! E' stata la Voce, è stata la Voce!" 
"Chi ci chiama? Chi ha bisogno di noi?" 
"Io vi chiamo! Io ho bisogno di voi!" rispose la Voce Antica; e di nuovo sussurrò con bisbiglio di tuono alle orecchie dell'uomo: 
"Suona! Suona! Suona per la terza volta il corno da caccia dei Fianna!" 
Ma l'uomo era adesso così terrorizzato, che nel suo cuore e nella sua mente non c'era più posto che per la paura; egli non comprendeva più il richiamo della Voce; lasciò cadere il grande corno da caccia, e corse, corse incontro al buio della notte, fuori dalla caverna, senza più ascoltare l'appello della Voce dietro di lui; e corse, e corse, finchè il cuore parve scoppiargli nel petto; e corse, e corse, mentre la Voce lo chiamava ancora, scongiurandolo di suonare per la terza volta il corno da caccia dei Fianna. 
E così l'uomo corse, e corse, fino a perdere completamente il sentiero che avrebbe potuto riportarlo davanti alla caverna. E il sentiero fu di nuovo dimenticato. E al sorgere dell'alba cadde la pioggia, come un pianto sopra la terra, mentre pian piano la nera bocca della caverna si confondeva con la nera parete della montagna; e infine, dalla roccia bagnata di lacrime di pioggia, si levò, a innalzarsi nel cielo, un arcobaleno. 
Ma questa non è affatto la fine della storia. 
Quando il corno da caccia dei Fianna fu trovato, e suonò per la prima volta, ogni vero Gaidheal, ovunque fosse nel mondo, fu scosso da un brivido, fin nel profondo del suo cuore, e si chinò, qualunque cosa stesse facendo, per toccare la terra; e quando il corno fu suonato per la seconda volta, ogni vero Gaidheal, ovunque si trovasse nel mondo, levò il viso a guardare il cielo, e le lacrime gli comparvero negli occhi; sì, lacrime per qualcosa che era morto ma che si poteva ancora ricordare, lacrime per qualche cosa che non c'era più, ma che si poteva ancora sentire; e lacrime per qualche cosa che era stato, e che forse avrebbe potuto ancora una volta ritornare. 
Così questa storia non ha una fine. Non fino al momento in cui il corno dei Fianna sarà ritrovato, e qualcuno non lo avrà suonato per la terza, e definitiva, volta; e allora i figli dei Gaidheal si sveglieranno, e finalmente lo spirito dei Gaidheal potrà tornare a volare, ancora una volta, di nuovo, libero."

Da: I Carmina Gadelica. Sortilegi ed invocazioni dell'arte druidica di Alexander Carmichael

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