Franz Hartmann (1838-1912), fondatore della Società Teosofica Tedesca e dell'Ordo Templi Orientis |
Si diceva che questi “Rosacroce” formassero una società segreta di uomini dotati di poteri sovrumani se non addirittura soprannaturali. Si diceva che essi sapevano predire il futuro, che conoscevano i più reconditi misteri della natura, come trasformare il ferro, il bronzo, il piombo e il mercurio in oro; preparare un elisir di vita o “panacea universale” con la quale conservarsi giovani per tempo indefinito; e si affermava inoltre che essi sapevano comandare agli spiriti elementali della Natura e che conoscessero il segreto della “pietra filosofale”: quel portentoso elemento che conferiva l’onnipotenza, l’immortalità e la saggezza suprema. Molti fatti storici sembrano confermare la verità di queste asserzioni e vi sono tuttora documenti autentici nei quali si dimostra che l’oro, in alcune circostanze, è stato veramente preparato con mezzi artificiali. Nondimeno i Rosacroce affermavano ripetutamente che una tale arte non era che un lato insignificante della loro scienza divina e che essi possedevano segreti di ben altra importanza.
Alcuni terapeuti, che si diceva appartenessero ai Rosacroce, guarivano gli ammalati con la semplice imposizione delle mani o con qualche prodigiosa medicina e organizzavano cerimonie e feste pari in meraviglia a quelle di cui parlanola Bibbia , gli scritti sacri e la storia delle antiche religioni.
Di alcuni di questi Rosacroce si diceva che avessero vissuto parecchie centinaia d’anni e di altri che da secoli vivessero tuttora sulla Terra.
Gli stessi Rosacroce, lungi dallo smentire questo fatto, affermano che in natura vi sono leggi occulte e poteri misteriosi che la maggior parte degli uomini non immagina nemmeno e che resteranno ancora per molti secoli ignoti alla “Scienza”, poiché ogni scienza si fonda sullo studio dei fatti ed i fatti devono essere percepiti prima di essere studiati.
Ora però gli organi psichici di percezione non sono ancora sviluppati sufficientemente nella maggior parte degli uomini ed essi non possono perciò vedere le cose spirituali. Essi affermavano altresì che se i nostri occhi spirituali fossero perfettamente dischiusi, noi potremmo rilevare che il mondo è popolato da esseri differenti da noi, da esseri dell’esistenza dei quali non siamo minimamente coscienti. E soggiungevano che, se fossimo perfettamente sviluppati, potremmo percepire nell’universo esseri la cui divina bellezza trascende l’immaginazione più fervida e ci si svelerebbero misteri di tal natura che, in verità, l’arte di fabbricare l’oro ci apparirebbe, in confronto, una cosa di minima importanza.
Essi parlavano degli abitatori dei quattro regni della Natura (ninfe, cioè, ondine, gnomi, silfi, salamandre e fate) come di esseri coi quali essi erano in intimi rapporti e che, lungi dall’essere creature immaginarie, sono esseri ben reali, viventi, coscienti, e pronti a servire l’uomo, a istruirlo e ad esserne a loro volta istruiti; ma con il corpo composto di sostanza eterea e troppo fina per essere percepita dai nostri sensi grossolani.
Essi parlavano di spiriti planetari che furono, un tempo, uomini come noi, ma che sono ora altrettanto superiori a noi di quanto noi siamo superiori agli animali; e affermavano seriamente che se gli uomini conoscessero i divini poteri latenti nella loro mente e, anziché dedicare tutte le loro sollecitudini alle transitorie cose della terra e ai piccoli interessi loro personali, tendessero allo sviluppo delle loro facoltà spirituali, essi potrebbero un giorno raggiungere la gloria di detti spiriti planetari, diventare cioè altrettanti Dei.
Alcuni terapeuti, che si diceva appartenessero ai Rosacroce, guarivano gli ammalati con la semplice imposizione delle mani o con qualche prodigiosa medicina e organizzavano cerimonie e feste pari in meraviglia a quelle di cui parlano
Di alcuni di questi Rosacroce si diceva che avessero vissuto parecchie centinaia d’anni e di altri che da secoli vivessero tuttora sulla Terra.
Gli stessi Rosacroce, lungi dallo smentire questo fatto, affermano che in natura vi sono leggi occulte e poteri misteriosi che la maggior parte degli uomini non immagina nemmeno e che resteranno ancora per molti secoli ignoti alla “Scienza”, poiché ogni scienza si fonda sullo studio dei fatti ed i fatti devono essere percepiti prima di essere studiati.
Ora però gli organi psichici di percezione non sono ancora sviluppati sufficientemente nella maggior parte degli uomini ed essi non possono perciò vedere le cose spirituali. Essi affermavano altresì che se i nostri occhi spirituali fossero perfettamente dischiusi, noi potremmo rilevare che il mondo è popolato da esseri differenti da noi, da esseri dell’esistenza dei quali non siamo minimamente coscienti. E soggiungevano che, se fossimo perfettamente sviluppati, potremmo percepire nell’universo esseri la cui divina bellezza trascende l’immaginazione più fervida e ci si svelerebbero misteri di tal natura che, in verità, l’arte di fabbricare l’oro ci apparirebbe, in confronto, una cosa di minima importanza.
Essi parlavano degli abitatori dei quattro regni della Natura (ninfe, cioè, ondine, gnomi, silfi, salamandre e fate) come di esseri coi quali essi erano in intimi rapporti e che, lungi dall’essere creature immaginarie, sono esseri ben reali, viventi, coscienti, e pronti a servire l’uomo, a istruirlo e ad esserne a loro volta istruiti; ma con il corpo composto di sostanza eterea e troppo fina per essere percepita dai nostri sensi grossolani.
Essi parlavano di spiriti planetari che furono, un tempo, uomini come noi, ma che sono ora altrettanto superiori a noi di quanto noi siamo superiori agli animali; e affermavano seriamente che se gli uomini conoscessero i divini poteri latenti nella loro mente e, anziché dedicare tutte le loro sollecitudini alle transitorie cose della terra e ai piccoli interessi loro personali, tendessero allo sviluppo delle loro facoltà spirituali, essi potrebbero un giorno raggiungere la gloria di detti spiriti planetari, diventare cioè altrettanti Dei.
Noi non siamo in grado di dimostrare quanto ci sia di vero nelle asserzioni degli antichi e dei moderni Rosacroce e se tali asserzioni non siano per avventura state male interpretate; né spereremmo esser creduti se portassimo argomenti e prove a sostegno di una dottrina che da parte degli adepti della scienza moderna (la quale non crede che ciò che è percepibile ai sensi fisici) è vivamente oppugnata.
Noi rifuggiamo dal discutere con coloro che nell’uomo altro non vedono che un animale intelligente, assolutamente scettici per quanto si riferisce all’esistenza di un mondo invisibile; scettici sì, in questo, ma d’altra parte vani e creduli tanto da ritenere che nulla possa esistere nell’universo senza che essi ne siano consapevoli e che dicono: “Se, per ipotesi, qualche cosa di divino e di spirituale esistesse effettivamente, come mai non l’avremmo noi scoperto fino ad oggi?”
Noi rifuggiamo dal discutere con coloro che nell’uomo altro non vedono che un animale intelligente, assolutamente scettici per quanto si riferisce all’esistenza di un mondo invisibile; scettici sì, in questo, ma d’altra parte vani e creduli tanto da ritenere che nulla possa esistere nell’universo senza che essi ne siano consapevoli e che dicono: “Se, per ipotesi, qualche cosa di divino e di spirituale esistesse effettivamente, come mai non l’avremmo noi scoperto fino ad oggi?”
Noi rifuggiamo dal discutere con gli scienziati su questa materia perché l’esistenza dell’Invisibile non può essere sperimentalmente provata fino a che questo Invisibile resta per essi Invisibile; infatti anche l’esistenza del sole resta sempre oggetto di opinione e di discussione per i ciechi dalla nascita. Che cosa può mai sapere una scienza puramente materiale di Dio e dello Spirito?
Una scienza che d’altro non si occupa che dei particolari dei fenomeni fisici che cosa può mai sapere dei principi fondamentali, invisibili che sono le cause intime dell’esteriore manifestazione di vita?
Una scienza che d’altro non si occupa che dei particolari dei fenomeni fisici che cosa può mai sapere dei principi fondamentali, invisibili che sono le cause intime dell’esteriore manifestazione di vita?
Nel Medio Evo ci sono stati dei veri e dei falsi Rosacroce come del resto non mancano anche oggi i veri e i falsi cristiani. I falsi Rosacroce furono assai numerosi. I veri furono raramente conosciuti. Alcuni personaggi sospetti di essere dei Rosacroce furono incarcerati e torturati con la speranza di costringerli a rilevare i loro segreti. Ma tutto fu vano giacché i saggi non rivelano mai le cose divine a coloro che non sono spiritualmente preparati a riceverle. Non si può imparare da altri ad usare poteri spirituali che non si posseggono; e nessuno possiede poteri spirituali senza essere egli stesso uomo spirituale. Non si può imparare la musica o un’altra arte senza avervi una naturale disposizione; allo stesso modo non si può apprendere l’uso di facoltà spirituali senza possedere gli organi animici corrispondenti.
Insegnare ad un materialista l’uso delle facoltà spirituali necessarie per diventare alchimista sarebbe come tentar di insegnare il linguaggio umano ad un animale.
Un tal tentativo sarebbe certamente sterile, poche le leggi naturali che sono immutabili e ciascun essere non può raggiungere che quella condizione, quello stato a cui la natura lo ha disposto. Intellettualità è altra cosa della spiritualità. Intellettualità non è che incipiente effetto dell’attività spirituale. Soltanto quando l’uomo si è affiancato dai suoi impulsi animaleschi, il suo organismo diviene un tempio degno di ospitare Dio.
Insegnare ad un materialista l’uso delle facoltà spirituali necessarie per diventare alchimista sarebbe come tentar di insegnare il linguaggio umano ad un animale.
Un tal tentativo sarebbe certamente sterile, poche le leggi naturali che sono immutabili e ciascun essere non può raggiungere che quella condizione, quello stato a cui la natura lo ha disposto. Intellettualità è altra cosa della spiritualità. Intellettualità non è che incipiente effetto dell’attività spirituale. Soltanto quando l’uomo si è affiancato dai suoi impulsi animaleschi, il suo organismo diviene un tempio degno di ospitare Dio.
Da: I simboli segreti dei Rosacroce di Franz Hartmann
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