giovedì 17 febbraio 2011

La rosa - simbologia


La Rosa, presa singolarmente, è simbolo di completezza, raggiungimento totale del fine, perfezione.
Ad essa quindi si associano tutte le idee collegate a simili qualità: il centro mistico, il giardino dell'Eros, il Paradiso di Dante, l'emblema di Venere, l'essere amato.
Inoltre la rosa è simbolo della transizione o del passaggio necessari al raggiungimento della perfezione finale: nella Divina Commedia si giunge al paradiso attraverso "La Rosa Mistica" e la Vergine Rosa regna su quella candida dell’empireo, formata dai beati disposti nella concentricità della spirale dei petali.
Il protagonista dell'Asino d'oro di Apuleio recupera le fattezze umane mangiando delle rose (appartenenti ad una corona dedicata ad Iside, dea vivificatrice).
È dottrina che una delle vie per raggiungere la perfezione sia quella dell'Amore.
L'amore, infatti, è unione, annullamento del dualismo, della separazione, ritorno dell'androgino primordiale, quindi modo di pervenire al centro.
Lo stesso atto fisico dell'amore esprime il desiderio di "morire" nell'oggetto del desiderio medesimo, dissolversi in ciò che è già dissolto: morire, dunque, per rinascere nella non-separazione.
Simbolo di questo, del trasferimento nel "centro segreto" (segreto nel senso che non esiste nello spazio, ma è tuttavia perfettamente definibile), è ancora la rosa o, nell'Estremo Oriente, il fiore di loto.
Dalla corolla di una rosa nasce Peyoda Siri, una delle mogli del dio Vishnu.
Tutto questo complesso di significati simbolici pervenne in Europa attraverso i contatti che ebbe l'Ordine dei Templari con l'esoterismo arabo degli Israeliti , una volta insediatosi a Gerusalemme.
Intanto, già nel 1200 il Roman de la Rose di Guillame de Lorris, attribuisce a questo fiore il significato di veicolo e fine della trascendenza mercè il potere santificante dell'amore.
L'identico senso si trova un secolo dopo in Dante ( seguace, com'è noto, della setta dei "Fedeli d'Amore", di derivazione templare ): Dante stesso tradusse in 120 sonetti proprio il
Roman de la Rose.
I
l "sentiero" di misticismo pratico elaborato dalla setta orientale dei Sufi a Baghdad nel XII secolo era denominato Sebil-el-Uard : che vuol dire "La Via della Rosa".
Simbolo di elezione e di segreto non a tutti accessibile –  si pensi al cuore delle rose intuibile eppur recondito e nascosto –  la rosa divenne attraverso i secoli un emblema ricorrente in stemmi principeschi d'oltralpe oltre che nell'araldica inglese.
Simbolo chiave delle scuole ermetiche ed esoteriche occidentali ed orientali la rosa la si ritrova anche nelle tradizioni autoctone, e soprattutto nella leggenda del sacro Graal.
Sul piano della psicologia e del profondo, il Graal, calice della Salvezza e della santificazione, è un elemento femminile, simbolo della ricettività e della prodigalità, una sorta di utero spirituale per tutti coloro che si affidano alla dottrina segreta, ancora la rivivificazione attraverso un processo alchemico di unione del femminile e con il maschile, in questo caso l'eroe che beve dalla sacra coppa.
E sempre connesso al simbolismo della rosa è l'ordine cavalleresco assoldato da Re Artù al fine del ritrovamento del Graal: l'ordine de La Rose Noire.
Nella Cappella di Rosslyn c’è quella che è considerata come la pietra sepolcrale di Sir Guglielmo Saint Clair (1297-1330), figlio di Enrico Sinclair, morto in Spagna mentre cercava di combattere i Saraceni. La lastra di granito, lunga solo poco meno di un metro, presenta un calice con un lungo stelo su un lato e una spada sull’altro. Al centro del calice c’è una croce fiorita – uno schema ottagonale con una rosa al centro. Tale schema a ottagono è parte del monogramma a otto punte che è noto per essere stata utilizzato dai Templari.
Il motivo della croce fiorita si trova anche in altre chiese situate nei dintorni.



A causa dell’effimera vita la rosa aveva assunto nell’antichità anche il ruolo di un fiore funerario particolare: simboleggiava sui sepolcri chi era morto precocemente.
Ma la sua struttura concentrica ha evocato anche l’idea della ruota, simbolo del tempo che scorre, dell’eterno ciclo di vita-morte-vita. E non per caso l’oculo a raggiera aperto nelle facciate delle chiese medievali, che gli storici dell’arte chiamano rosa o rosone, è detto propriamente rota.
I rosoni nel rappresentare, per la loro forma, la bellezza e la perfezione della Creazione, sono altresì proiezioni del mistero di Dio-Luce e Fonte di vita. Queste finestre, porte di comunicazione tra il mondo divino e quello dell’uomo, sono più ampie nella parte rivolta all'interno e più strette in quella che guarda l'esterno, poiché la luce, specchio della Rivelazione Divina, penetra nella chiesa, simbolo dell'interiorità dell'uomo, attraverso piccoli spiragli, ma subito si diffonde nell'esperienza della contemplazione. Vi sono vari tipi di rosoni e ognuno ha un suo significato: a sei petali è associato al sigillo di Salomone, a sette petali indica l'ordine settenario del mondo, a otto petali la rigenerazione, a dodici petali gli apostoli o lo zodiaco. La disposizione dei tre rosoni nel costante orientamento dell’architettura delle cattedrali suggerisce un nesso con la scienza alchemica: nel corso della giornata, seguendo il percorso del disco solare, nei tre rosoni si succedono i colori dell'Opera secondo un processo circolare che va dal nero (il rosone settentrionale mai illuminato dal sole), al colore bianco (il rosone del transetto meridionale illuminato a mezzogiorno) al colore rosso (il rosone del portale illuminato al tramonto).



La Rosa, sembiante del lapis philosophum, la pietra filosofale, è uno dei fiori eletti degli alchimisti, i cui trattati hanno titoli come "Roseto dei filosofi", "Rosarius", o il "Rosarium" attribuito ad Arnaldo da Villanova. La Rosa bianca era associata alla pietra al bianco della "piccola opera", mentre la Rosa rossa era collegata alla pietra al rosso della "grande opera", la Rosa azzurra era la figurazione dell'Impossibile, inoltre ciascuno dei sette petali della Rosa alchemica evocava un metallo, un pianeta o un passaggio dell'Opera.



Il turbine dei petali verso il centro del bocciolo, quasi sfere concentriche rotanti, è un’immagine della manifestazione dell’Uno che si dispiega negli archetipi.
Alla Rosa simbolo dell’Uno ineffabile s’ispirò nel XVI secolo Vicino Orsini, l’ideatore del Sacro Bosco di Bomarzo, creando il cimiero di famiglia: un orso eretto che regge una rosa d’oro o rossa a cinque petali. Questo fiore allude anche al segreto ermetico sicché esso è diventato emblema del segreto anche in senso profano. Rose a cinque petali racchiuse in un nimbo venivano scolpite con il medesimo significato nei confessionali e nelle decorazioni delle sale riservate agli affari di Stato.
Secondo un’altra interpretazione più superficiale la rosa è sinonimo del “custode del segreto” poiché nasconde con i petali la sua parte più intima.
Così scriveva nel XV secolo un monaco del convento di Tegernsee: “Quel che sotto la rosa si dice non si deve riferire. Verità o invenzioni tacite stiano sotto la rosa”. L’espressione sub rosa deriverebbe dall’usanza di appendere il fiore al soffitto delle locande o di avvolgere intorno ai boccali una ghirlanda di roselline per rammentare agli avventori l’obbligo morale di non propalare discorsi tenuti “sotto la rosa”. Anche un proverbio suggerisce: “Amore e affare sotto la rosa dovrai serbare”.







Una Rosa d’oro, che in realtà era un ramoscello di rose d’oro, diventò nel Medioevo il simbolo del Cristo.
Guillame Durand scrisse: “In senso spirituale la Rosa designa quest’altro Fiore che nel Cantico dei Cantici ha detto di se stesso: Io sono il giglio delle valli; e di cui il profeta parla così: Un germoglio uscirà dalla radice di Jesse, e un fiore crescerà da questo germoglio. È veramente il Fiore dei fiori, vale a dire il santo dei santi che, al di sopra di tutti gli altri fiori, rallegra la vista poiché è il più bello dei bambini degli uomini”.
Se le rose sono rosse, simboleggiano invece le piaghe del Cristo. Una sola rosa simboleggiava invece il Sangue redentore.
La rosa fu per i Greci l’attributo di Afrodite, la Grande Madre dai tanti nomi che apparve nell’isola di Citera. Narra il mito che Crono scagliò in mare i genitali da lui recisi al padre Urano. Dalla schiuma che si formò emerse la dea la quale, cavalcando graziosamente una conchiglia, giunse dapprima nell’isola di Citera e poi si trasferì, passando per il Peloponneso, a Cipro. Dalla schiuma spuntò anche un ceppo spinoso sul quale gli dei stillarono nettare facendo fiorire rose bianche. Un giorno, mentre Afrodite accorreva in aiuto di Adone, che era stato ferito mortalmente da un cinghiale inviato dal geloso Ares, le si conficcò una spina nel piede, dal quale uscì del sangue che tinse di rosso il fiore.
A un livello simbolico inferiore la rosa rossa è diventata anche l’emblema poetico di ciò che vi è di più intimo nella donna, tant’è vero che espressioni come “entrare nelle rose”, “perdere la ghirlanda di rose” e “strappare la rosellina” alludono al rapporto amoroso o alla iniziazione della giovinetta a Venere.


Quando a maggio fioriscono le rose, cantano gli usignuoli che nella poesia persiana dichiarano instancabilmente il loro amore per la regina dei fiori: tema che si ritrova anche nelle liriche islamiche con una duplice valenza, di amore terrestre e di amore celeste, dove tale uccello è simbolo dell’anima che si affretta a volare al Giardino delle Rose non appena avverte il profumo del fiore paradisiaco.
Le rose simboleggiavano in epoca ellenistica il primo grado di iniziazione ai misteri di Iside.
Nel XII secolo la scuola dei filosofi cristiani fiorita a Chartres aveva rielaborato il concetto classico di Natura in cui si ritrovarono tanti aspetti della Grande Madre precristiana. Chartres era allora un santuario mariano. La Madre Natura andò assumendo a poco a poco i tratti della Madonna. Nel suo trascolorare simbolico la rosa venerea diventò anche mariana.
In onore della Rosa-Maria si recita il rosario. Il Rosario s’ispirava a quelle corone di fiori – chapelets in francese – che erano l’ornamento usuale nelle feste profane e religiose, doni cortesi, omaggi, dimostrazioni d’amore. Per sottolineare il legame con il fiore venivano proprio fabbricati con il legno di questa pianta. Letteralmente rosaio deriva dal latino rosarium: sicché pregare è costruire simbolicamente un rosaio in onore della Rosa Vergine Maria, della “faccia che a Cristo più si somiglia”.
Nella fiaba La bella e la bestia il mercante, prima di partire per un lungo viaggio domandò alle sue tre figlie cosa volessero come dono al suo ritorno. Le due maggiori chiesero collane e monili. La minore, Belinda, invece disse: “Una rosa, soltanto una rosa”.  Il Mostro si trasforma nel bel principe quando Belinda s’è totalmente lavata da ogni ruggine di fantasticheria, da ogni sogno di adolescente. La bellezza del principe è la copiosa gioia promessa a chi ha desiderato l’essenziale: “Una rosa, soltanto una rosa”.
Ogni tipo di rosa ha evocato nel linguaggio dei fiori un sentimento o un messaggio. La rosa bianca, il Silenzio e la Segretezza, ma anche il Candore e l’Innocenza. La rosa a fiore variegato, l’Amor tradito. La rosa borracina, la Bellezza capricciosa; la canina, l’Indipendenza ma anche la Poesia; la cappuccina, la Pompa e lo Splendore; la cannella, la Maturità precoce; la rosa del Bengala, la Compostezza dell’anima ovvero “Siete bella nella prospera e nell’avversa fortuna”. La rosa della Cina, “Riconciliamoci!”; se però è a fiore rosso doppio indica Dispetto. Con una rosa di Banks si dice: “Voi siete bella nel riso e nel pianto”; con la gialla si denunciano l’Infedeltà e la Vergogna; con la rosa muschiata si accusa: “Siete bella ma capricciosa!” e si ammonisce che “la Bellezza è caduca”. Con la rosa tea si sottolinea la Gentilezza della donna amata, mentre la multiflora augura Fecondità.



Come abbiamo visto, la rosa, innanzitutto, è un fiore altamente simbolico e solo pochi Iniziati ne possono comprendere il significato profondo. Tale significato è legato al mistero, infatti non poche Società segrete hanno la rosa come emblema, si vedano, al proposito, la Santa-Vehme, i Templari, la Massoneria e la Fraternità dei Rosacroce.
L'emblema della Rosacroce è uno dei simboli divini. La scuola dei Misteri occidentali (a cui appartiene la Rosicrucian Fellowship) ha per emblema una rosa rossa (simbolica nel rappresentare la natura del desiderio) su una croce (la materialità). La stella dorata a cinque punte, che ingloba la croce, indica che il Cristo è nato nell'intimo del discepolo e irradia dal capo, dagli arti superiori e da quelli inferiori. Il sottofondo blu rappresenta il Padre in manifestazione: l'Unità nella Trinità. Visto nella sua pienezza questo simbolo racchiude anche la chiave per comprendere l'evoluzione fatta dall'uomo. Nella sua forma attuale essa rappresenta lo spirito dell'uomo che irradia attraverso i suoi quattro veicoli, ma un tempo la croce mancava della parte superiore in quanto l'uomo era ancora privo della mente (Epoca Atlantidea). Prima ancora (Epoca Lemuriana) essa era priva del braccio orizzontale; era in effetti come lo stelo di una pianta e rappresentava l'uomo ancor privo del corpo delle emozioni, perciò casto e privo di desideri. Il significato attuale della croce ci porta a considerare la sua parte inferiore come simbolo della materia, in quanto, come la pianta, affonda le sue radici nel mondo chimico e fisico dei minerali. La parte superiore rappresenta invece l'uomo, che a tutti gli effetti può essere considerato come una pianta capovolta. La pianta si procura infatti il cibo attraverso le radici che sono in basso, mentre l'uomo usa la bocca che è situata nella sua parte superiore. Non solo, mentre l'uomo riceve un'alta influenza spirituale che proviene dal Sole e lo attraversa dalla testa ai piedi, le piante ricevono le correnti spirituali dal centro della Terra dove risiedono i loro Spiriti di gruppo. Gli animali, simboleggiati dal braccio orizzontale, sono a mezza strada tra i vegetali e l'umanità. La loro spina dorsale è orizzontale per poter ricevere gli influssi spirituali che arrivano loro dagli spiriti di gruppo che circondano la Terra. Nel simbolo dei Rosacroce appaiono pure sette rose rosse ed una bianca al centro della croce. Questi due simboli ci ricordano le dodici Gerarchie creative che hanno supportato la creazione del nostro universo. Di queste gerarchie sette sono tuttora all'opera nei nostri confronti (le 7 rose rosse) mentre due sono quasi sul punto di ritirarsi (le due punte basse) e le altre tre si riferiscono alle rimanenti Gerarchie, ormai ritirate, che hanno lavorato per noi, senza obbligo alcuno, con sacrificio e abnegazione. Una vita vissuta nell'armonia e nel servizio trasformerà il nostro sangue fino a renderlo simile a quello del Cristo. La verde linfa tramutata nel rosso della rosa ci rammenta questo processo per cui, un giorno, saremo in grado di generare, in completa purezza, per mezzo della laringe, rappresentata dalla rosa bianca al centro della croce. Come ultima interpretazione l'emblema si offre come il punto di arrivo di ogni aspirate al servizio dell'umanità. La rosa bianca rappresenta il cuore puro di colui che è diventato un aiutatore invisibile dell'umanità, senza più ambizioni o desideri personali. La croce è il suo corpo; le sette rose rosse il suo sangue purificato; la stella dorata il suo corpo animico: il veicolo spirituale con il quale può lasciare il suo corpo fisico addormentato per accorrere in aiuto della sofferente umanità. L'emblema è colmo di profondi significati, dovremo meditare a lungo su quanto esso ci propone, ciò potrebbe elevare la nostra coscienza, stabilire in noi le verità più profonde e farci sempre più comprendere la grandezza di Dio ed il suo amore per noi






Da: Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante di Alfredo Cattabiani
I Templari e il Graal di Karen Ralls
Le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreuz

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