Peggac, la piccola vacca bruna della mandria di Anna, era un animale imprevedibile: appena le si presentava l’occasione iniziava a girovagare, portandosi dietro tutte le sue compagne. La pastorella non la perdeva mai d’occhio, nemmeno quando si fermava a riposare.
Quel giorno, mentre era seduta sotto un albero, Anna udì un forte muggito e istintivamente volse lo sguardo verso Peggac. La vacca si era alzata – e con essa tutto il resto degli animali – per osservare una sagoma scura che si avvicinava di gran carriera. Era un cavallo dalla folta criniera e dalla lunga coda, con un mantello più nero delle ali del broobie, il mitico uccello che si leva in volo al crepuscolo. “Di chi può mai essere quell’animale?” pensò Anna, sorpresa. Nessuno dei suoi vicini possedeva un cavallo tanto prestante.
Il cavallo apparve ancora il giorno seguente e poi tutti gli altri giorni, fino al termine della settimana. Ogni volta si avvicinava sempre di più alla mandria, finché le vacche resero confidenza e, quasi, non fecero più caso alla sua presenza. Peggac, lei sola, sembrava inquieta.
Quando Anna raccontò ai genitori dello strano cavallo apparso nella brughiera, anch’essi si mostrarono preoccupati. Sapevano infatti che nel lochan dove crescevano le ninfee viveva un Each-Uisge.
“Devi correre subito a casa quando lo vedi arrivare” le intimò il padre. “Quella è una creatura malvagia che vive nel lochan. Molti uomini sono stati trascinati nelle sue acque dall’Each-Uisge.”
“Ma è un animale straordinario” rispose la ragazza. “Forse potremmo domarlo, e ci sarà di buon aiuto a trasportare la torba che estraiamo dalla brughiera. Ha una groppa ampia e forte.”
Il padre sembrò sul punto di cambiare idea.
“C’è solo un modo per catturare e domare una di quelle bestie” le spiegò “Bisogna afferrare la cavezza che indossa! Chi avrà risotto in suo potere un simile animale potrà ben dirsi fortunato: quei cavalli lavorano per dieci senza mai fermarsi. Se solo avessi il coraggio di affrontarlo… Un cavallo come quello renderebbe orgoglioso il suo proprietario!”
L’Each-Uisge continuò a frequentare il pascolo dove si recava Anna e, con il passare del tempo, anche Peggac si tranquillizzò e smise di avere paura di lui. E quello era proprio il momento che la creatura aspettava. Un giorno, improvvisamente spiccò un balzo verso la mandria e azzannò Peggac. Isuoi denti affondarono vigorosamente nel collo della vacca, dopodiché l’Each-Uisge cominciò a trascinarla verso il lochan.
Anna fuggì a casa per avvertire immediatamente il padre, che tornò con i cani mettendo in fuga il malvagio animale. Purtroppo però Peggac era morta. L’uomo dovette così escogitare un modo per eliminare l’Each-Uisge, temendo che potesse uccidere anche sua figlia.
Il padre di Anna scuoiò la povera Peggac, prese la pelle e la mise a seccare al sole. Quindi la ricucì, dopo averla riempita di felci. Il giorno dopo, indossando quella pelle, si sdraiò sull’erica, proprio come avrebbe fatto Peggac.
L’Each-Uisge non tardò a comparire. Notò la vacca sdraiata e si avvicinò con circospezione. Alghe e fango ricoprivano il suo mantello, mentre dal suo collo pendeva una robusta cavezza. Non appena si sentì addosso il fiato rovente dell’animale, il padre di Anna afferrò la fune, tenendola ben stretta. Il cavallo tentò di fuggire, scalciando furiosamente e impennandosi, ma l’uomo non cedette la presa.Anzi, riuscì ad alzarsi e montò in groppa all’animale che, immediatamente, si acquietò.
Da quel giorno il cavallo nero visse nel piccolo campo del padre di Anna. Come un puledro docile ee ubbidiente, lavorava da mattina a sera senza mai stancarsi. E mai cercò di fare ritorno alle acque del lochan.
Passò il tempo e un giorno Anna trovò una splendida cavezza in un angolo della stalla. Non immaginando che potesse essere la stessa cavezza che l’animale aveva portato con sé molti anni prima, la fece dolcemente scivolare sulla criniera del cavallo. Poi gli saltò in groppa, come era abituata a fare.Il cavallo rimase immobile per un lungo istante, poi emise un urlo selvaggio, si impennò furiosamente e si lanciò al galoppo nella brughiera verso il lochan delle ninfee, portando con sé Anna, che non fu mai più rivista.
Da: Fiabe celtiche. Gnomi, folletti, fate: storie del Piccolo Popolo a cura di Francesco Fornaciai
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