venerdì 1 aprile 2011

Andar per asparagi selvatici


In primavera è tempo di raccolta di asparagi selvatici. Trovarli non è semplice, ma vale la pena provarci poiché credo che costituisca proprio una scuola di vita.

Da 
www.atcterni.it/parole/r004.pdf:
NOTE DI UNA RACCOGLITRICE DI ASPARAGI SELVATICI DILETTANTI
Cosa ho imparato dalla mia attività, stagionale, di raccoglitrice d'asparagi selvatici.

Non entrare mai in competizione con le raccoglitrici e i raccoglitori “veri” (raccoglitori/raccoglitrici “compulsivi”), quelli da “un chilo in meno di un’ora”, ne usciresti battuta, depressa.
Non gli chiedere mai dove li trovano (gli asparagi): è inutile, saranno evasivi. Il problema non è dove sono (dappertutto e da nessuna parte in particolare), ma “vederli”.
Non andare ad asparagi con i raccoglitori “veri”, a parte che non ti porteranno mai nei loro luoghi segreti, è umiliante il confronto: tu ne scorgi uno (che spesso ti hanno lasciato), mentre loro, un passo avanti a te ne raccolgono venti in un metro quadrato.
Alla fine, tu con un rachitico mazzettino (di solito li nascondo in una busta di plastica), loro con “fasci” portati con noncuranza sotto il braccio. Ed il peggio è quando te ne cedono, impietositi dalla tua aria mesta, un altro “mazzettino”: “almeno ci fai una frittatina…”.
Meglio andarci con “dilettanti” come te, non sarai umiliata dal confronto, anzi puoi “esibire” le tue scarse esperienze di “raccoglitrice”.
E ancora meglio da sola. Ci sono cose che si possono fare solo da soli.
Tu, che hai sempre affermato che non userai mai quell’attrezzo strano che all’inizio della primavera, come per incanto, compare in mano a decine di raccoglitori di asparagi che affollano prati, argini, terrapieni… (un bastone con una specie di forbice in cima). Perché tu non usi “protesi”, non è divertente (e anche perché non hai ancora capito dove si comprano, anche su questo i raccoglitori “veri” sono reticenti).
Ma per raggiungere gli asparagi che “svettano” sempre a gruppi, sempre più in alto di te, sulle pareti erbose, nonostante ti allunghi il più possibile (che non è molto), cerchi di utilizzare bastoni, rami che trovi intorno (memore di quello che hai visto fare in molti documentari, da scimpanzé che “scoprono” come utilizzare gli stessi attrezzi). Ed assumi posizioni plastiche e effettui “saltellini” penosi che non sono belli da vedere.
Come non è bello da vedere come ti arrampichi per raggiungere le postazioni più in alto, utilizzando i rami degli alberi, i cespugli che si protendono sul vuoto (un metro, due al massimo, ma sempre pericoloso).
Ma il peggio è poi scendere. Tu che ti sei rotta il piede, inciampando in una strada asfaltata, nemmeno particolarmente malandata, di Roma, sei diventata molto prudente: meglio scendere seduta, ma non è bello da vedere (a parte come si riducono i pantaloni).

Cosa ho imparato dalla mia esperienza di “raccoglitrice” di asparagi.
Io sono una buona osservatrice. Ma per osservare devi vedere e non è detto che se guardi, vedi quello che cerchi. Se cerchi asparagi non è detto che li vedi subito. Li vedi magari solo quando ripassi dallo stesso sentiero, al ritorno: è cambiata la direzione dello sguardo.
O quando ti siedi per terra (per scendere dal terrapieno), all’improvviso li vedi all’altezza degli occhi: hai cambiato la prospettiva.
“Vedere” gli asparagi in un prato incolto, in un sentiero erboso, in una macchia del sottobosco, verde su verde, non è facile, devi distinguerli dal tono del colore.
Un prato, una macchia, non è un insieme unico, ma un’insieme di fili d’erba, foglie, steli, asparagi… E i fili d’erba, le foglie, gli steli dei fiori, gli asparagi, non sono tutti uguali, ognuno è differente dall’altro per il tono, l’intensità del colore, la forma…

Si “impara” ad “osservare” la realtà, e a cercare asparagi? E se si come e da chi.
Non si impara ad “osservare”, e a vedere, dai manuali o dai libri (anche se possono aiutare).
Né osservando, o imitando, gli osservatori, e i raccoglitori (anche se possono aiutare).
Devi fare le tue esperienze, e i tuoi sbagli, come nella vita.

Oppure, aggiungo io, puoi provare a coltivarli, nella vita ci sono due modi per ottenere risultati: non stancarsi mai di cercare trovando la forza quasi esclusivamente in se stessi, provando e riprovando a vedere la soluzione che spesso è a portata di mano anche se nascosta, oppure seminare e aspettare che i progetti germoglino quando sarà il loro Tempo. Quindi anche gli asparagi selvatici si possono seminare e qui viene spiegato molto bene:
www.informatoreagrario.it/ita/.../coltivazione-asparago-selvatico.pdf

1. Gli asparagi non crescono da soli, in mezzo alla campagna. Essi nascono in mezzo a delle piantine spinose, che sono quelle che vedi nella foto. Una volta trovata questa piantina, muovi un pò i rami, facendo attenzione a non farti male e a non pungerti. Guarda con molta attenzione se spunta qualche asparago.

2. Non è obbligatorio che in ognuna di queste piantine ci siano degli asparagi. Ma è molto probabile. Perciò se non li vedi, abbassati e guarda se dal basso, in mezzo alla piantina di rovo, ci sono dei rami verdi scuri senza spine. Devi fare molta attenzione, perché a volte si mimetizzano con il verde e non si vedono.

3. Una volta individuato l'asparago, puoi tagliarlo a mano o con la forbice. Il consiglio è di tagliare l'asparago nella parte di confine tra il tenero e il legnoso. Non tagliarlo troppo corto, perché lo sprecheresti, meglio se lo tagli lungo e selezioni le parti buone a casa.

Farai una bella passeggiata e avrai degli asparagi ottimi per la pasta o la frittata!





Le caratteristiche positive e negative dell’asparago selvatico
Gli asparagi selvatici sono molto ricchi di sostanze protettive e stimolanti. Un etto di asparagi fornisce quasi 25 milligrammi (la millesima parte di grammo) di vitamina C (equivalenti a circa un terzo del fabbisogno giornaliero di un adulto) e copre il 75% delle necessità quotidiane di acido folico, una vitamina indispensabile per la moltiplicazione cellulare e la sintesi di nuove proteine.
Gli asparagi selvatici sono anche una buona fonte di caroteni (che nell’organismo saranno poi trasformati in vitamina A, dotata di proprietà antiossidanti e protettive della pelle e delle mucose che rivestono soprattutto le vie respiratorie e l’apparato digerente) e di vitamina B2, necessaria per trasformare gli alimenti in energia.
Questo vegetale può essere consumato, oltre che per la sua bontà, anche per aumentare la fluidità del sangue, come rimineralizzante (buono il contenuto in calcio e ferro, molto abbondante il potassio), per regolarizzare l’intestino pigro, per stimolare la diuresi (grazie al già ricordato potassio e all’asparagina, sostanza azotata tipica di questo vegetale) e per favorire in definitiva la depurazione dell’organismo. Non va dimenticato tuttavia che il consumo abbondante di asparago selvatico, come pure di quello coltivato, è sconsigliato a chi soffre di insufficienza renale, di nefrite e di gotta per il notevole contenuto di sostanze ricche di azoto.
(Sempre da:
http://www.informatoreagrario.it/ita/riviste/vitincam/08vc11/coltivazione-asparago-selvatico.pdf


Nessun commento:

Posta un commento