“C’è qualcuno che piange”, disse Lancillotto e si alzò in fretta. “Là… sembra una bambina sperduta…”
Morgana si affrettò a seguirlo. Era possibile che una delle sacerdotesse più giovani si fosse smarrita, anche se non avrebbe dovuto allontanarsi troppo dalla Casa delle Vergini.
Quel pianto ora svaniva ora ritornava distinto. La nebbia incominciava a salire fitta dal Lago e Morgana non capiva se fosse dovuta all’umidità e all’appressarsi del tramonto, oppure se si trattava del velo che cingeva il reame magico.
“Là”, esclamò Lancillotto, avventurandosi nella nebbia, e Morgana scorse, tra l’ombra e la realtà, la figura di una ragazza che piangeva, immersa nell’acqua fino alle caviglie.
Sì, pensò, c’è veramente, e non è una sacerdotessa. Era giovanissima e straordinariamente graziosa, tutta bianca e oro, con la carnagione d’avorio sfumata di corallo, gli occhi celesti, i lunghi capelli biondi e splendenti. Portava un abito bianco che cercava invano di riparare dall’acqua, e il pianto non poteva alterare la sua grazia.
“Cos’è accaduto, piccola?” chiese Morgana. “Ti sei persa?”
La ragazza li guardò. “Chi siete? Non credevo che qualcuno potesse sentirmi. Ho chiamato le monache, ma non mi hanno risposto, e poi la terra s’è mossa e mi sono trovata all’improvviso in acqua, tra le canne, e ho avuto paura… Dove siamo? Non ho mai visto questo posto, eppure sono al monastero da quasi un anno…” E si segnò.
Morgana comprese com’era accaduto. Il velo s’era assottigliato, come avveniva talvolta, e la ragazza era abbastanza sensitiva da accorgersene. In certi casi, qualcuno poteva avere una visione momentanea dell’altro mondo: ma il passaggio dall’uno all’altro era raro.
Da: Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley
Morgana si affrettò a seguirlo. Era possibile che una delle sacerdotesse più giovani si fosse smarrita, anche se non avrebbe dovuto allontanarsi troppo dalla Casa delle Vergini.
Quel pianto ora svaniva ora ritornava distinto. La nebbia incominciava a salire fitta dal Lago e Morgana non capiva se fosse dovuta all’umidità e all’appressarsi del tramonto, oppure se si trattava del velo che cingeva il reame magico.
“Là”, esclamò Lancillotto, avventurandosi nella nebbia, e Morgana scorse, tra l’ombra e la realtà, la figura di una ragazza che piangeva, immersa nell’acqua fino alle caviglie.
Sì, pensò, c’è veramente, e non è una sacerdotessa. Era giovanissima e straordinariamente graziosa, tutta bianca e oro, con la carnagione d’avorio sfumata di corallo, gli occhi celesti, i lunghi capelli biondi e splendenti. Portava un abito bianco che cercava invano di riparare dall’acqua, e il pianto non poteva alterare la sua grazia.
“Cos’è accaduto, piccola?” chiese Morgana. “Ti sei persa?”
La ragazza li guardò. “Chi siete? Non credevo che qualcuno potesse sentirmi. Ho chiamato le monache, ma non mi hanno risposto, e poi la terra s’è mossa e mi sono trovata all’improvviso in acqua, tra le canne, e ho avuto paura… Dove siamo? Non ho mai visto questo posto, eppure sono al monastero da quasi un anno…” E si segnò.
Morgana comprese com’era accaduto. Il velo s’era assottigliato, come avveniva talvolta, e la ragazza era abbastanza sensitiva da accorgersene. In certi casi, qualcuno poteva avere una visione momentanea dell’altro mondo: ma il passaggio dall’uno all’altro era raro.
Da: Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley
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