martedì 1 marzo 2011

Il fegato - simbologia

Prometeo e l'aquila che gli mangia il fegato


Riflettevo sul significato psicologico e simbolico dell’abitudine dei mostri acquatici delle leggende celtiche di non mangiare il fegato delle proprie vittime e ho fatto una ricerchina.
Innanzitutto va detto che il fegato è la sorgente prima di tutte le energie, la sede della loro elaborazione.
“Hai conquistato il mio fegato” dice la donna berbera, in Marocco, alla fiera delle spose, per esprimere il suo consenso all’uomo che la chiede in moglie. In una terra dove la vita è una lotta quotidiana, la donna offre al marito, più che il suo amore, la forza e il coraggio, ovvero il suo fegato. In quasi tutte le culture e le tradizioni, il fegato è considerato l’organo più direttamente connesso all’espressione del coraggio, dell’energia vitale, della determinazione, vedi espressioni come “avere fegato” o “persona di fegato”.
Se per molte tradizioni il cuore è il luogo della decisione etica, il centro della personalità, mentre ciò che è posto al di sotto del cuore assume connotati di pulsionalità e istintualità, si può ben dire che il fegato appare come un “cuore più basso”, più profondo, più rudimentale e ricco di passione.
Al cuore, da cui deriva etimologicamente la parola “cor-aggio”, è affidato l’incarico di raccogliere e coordinare quella forza che, attraverso il sangue, raggiunge tutto l’organismo, ma al fegato è demandato il compito di produrla e accumularla.
La sua apparente inesauribilità, dovuta all’incessante rigenerazione, lo ha reso simbolo di impavidità, abnegazione, rinnovamento.
Non a caso la mitologia ci parla del ribelle Prometeo che, avendo rubato il fuoco dal carro del Sole per donarlo agli uomini, suscitò le ire di Zeus. Questi, per vendicarsi, lo fece incatenare nudo a una vetta del Caucaso, dove un’aquila gli divorava il fegato tutto il giorno, un anno dopo l’altro; e il suo tormento non aveva fine, poiché ogni notte il fegato gli ricresceva.
Incatenato alla roccia, Prometeo, il Cristo, viene sottoposto al supplizio del fegato, divorato dall'aquila ogni giorno per poi ricrescere ogni notte. Zeus rappresenta il demiurgo, l'aquila le potenze dell'Aria, gli Arconti, che divorano la forza vitale dell'anima, di vita in vita (di giorno in giorno). Questo mito prova come gli antichi sapessero dell'importanza del fegato nella vita spirituale e nell'anatomia esoterica. Che nel fegato vi sia la Forza Vitale lo dimostra l'inglese liver (fegato), che alla lettera significa “vivente” (to live). E non è detto YHWH il Dio vivente? (Giosuè 3:10; 1 Samuele 17:36; 2 Re 19:16; Salmi 41:3). E se Longino avesse simbolicamente colpito il Cristo nel fianco destro, ossia sul fegato, per riattivarlo in senso spirituale?
Per la sua struttura e le funzioni cui è preposto, il fegato conferma le intuizioni dell’inconscio collettivo, espresse in miti, immagini, metafore. Come maggior laboratorio biochimico dell’organismo, in effetti, il fegato è davvero alla radice della produzione dell’energia e della sua trasformazione e conservazione.
Il fegato governa gli istinti e le emozioni, il cuore governa il sentimento e il cervello governa l'intelletto.
Il fegato quindi è la sede dell'inconscio, per cui la gran parte dell'umanità è governata dal fegato, ragiona col fegato, sogna persino col fegato.
Il fegato sembra essere un organo ambivalente. Da una parte è legato alla collera, al desiderio e alle passioni e sembra sovrintendere alla pulsione sessuale. Dall'altra è l'organo del coraggio. Come avviene per i metalli degli alchimisti, è l'uso terreno o spirituale che fa di un metallo piombo o oro, metallo impuro o puro. Il fegato, nei profani, è il motore della vita sensitiva, il vero cervello degli uomini dormienti e legati strettamente alla materia. Ma negli iniziati che sublimano il desiderio e la collera, il fegato diviene il propulsore della vita spirituale e dell'ascesa mistica, offrendo la virtù del coraggio, essenziale per il compimento dell'opera. Inoltre esso produce la bile, componente che ha una funzione critica nell'iter alchemico basato sulle acque corporali.
Dal Libro di Tobia, il cui protagonista è l'arcangelo Raphael (il guaritore) e Tobia, descritti in un viaggio che ha tutto il sapore dell'alchimia, Raphael dice a Tobia che aveva afferrato un pesce: "Afferra il pesce...aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato, mettili da parte e getta via gli intestini. Il Fiele, il Cuore e il Fegato possono essere utili medicamenti". Allora il ragazzo chiese a Raphael: "Che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?". E Raphael rispose: "Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona invasata dal demonio o da uno spirito cattivo, e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. Il fiele va spalmato sugli occhi di uno affetto da albugine, si soffia su quelle macchie, e gli occhi guariscono". Si tratta di una pratica terapeutica che allude certamente ad una guarigione alchemica. Il fiele, l'amaro, è necessario per ridare la vista ai ciechi. L'albugine è l'appannamento della vista, il vedere attraverso un velo. Cristo guarisce il cieco nato con l'acqua della Piscina di Siloe, altra allusione all'acqua di fuoco, il cui componente segreto è la bile. Non è un caso che Raphael suggerisca di conservare il fegato, di non buttarlo, essendo fondamentale per la produzione di fiele, l’ira di Dio. Ora, il termine ebraico per fegato, ossia kaved, ha lo stesso valore gematrico, 26, del nome quadrilittero di Dio, ovvero YHWH. Questo non è un caso. YHWH è il Dio interiore in collera con la sua parte umana, e la collera è legata al fegato. Ma se portiamo la nostra tensione dalla materia allo spirito, scaricando l'ira di Dio verso noi stessi (alchimia col fiele), bruciamo e consumiamo l'ira ed entriamo nell'amore di Dio, ovvero nel Cardio, ove YHWH, la collera, è spenta dalla Shin, quintessenza, che entra in YHWH e lo trasmuta in YHSWH (Yoshua, Gesù). Questo è simboleggiato dal bruciare il fegato, che è vitale per espellere la parte satanica di noi stessi.
Il punto di equilibrio non è più il fegato, ma il cuore, del quale il fegato si mette al servizio.
Isha Schwaller de Lubicz nel suo L'Apertura del Cammino scrisse:
"Il fegato, incarnando le caratteristiche della personalità e della sua eredità, colora delle stesse caratteristiche l'energia sessuale di cui è il tesoriere. Il fegato, associato a Giove nell'esoterismo greco-alessandrino, gioca, come Giove, il ruolo di un sole personale, benché faccia parte del sistema solare centrale (cuore) esso ha, come il sole nello Zodiaco, dodici funzioni (ematopoietica, glicogena, distruttrice delle tossine ecc.). Come Giove, padre di Marte, esso genera la bile marziana. Regge il suo piccolo universo esteriore (Cervello e Sesso). Ogni attività biliosa intempestiva suscita immediatamente un'attività cerebrale di associazione di idee che provoca delle reazioni a catena di volitività e di irritazione, il cui circuito è così rapido da dare un'impressione di simultaneità. Giove è chiamato in Egitto l'astro del Sud, il che è proprio esatto. Il Fegato è il sole energetico del mondo sessuale e dell'Ego....È l'autocrate dell'organismo, e può essere un agente di pace o di collera, a seconda che obbedisca agli impulsi del sole centrale, il cuore, o a quelli dei tre fattori della volontà personale egotica: la volontà cerebrale, la passione sessuale, e l'egoismo del proprio io innato...In Egitto il fegato era chiamato Imset, che si riferisce alla produzione di Set, ossia la bile prodotta dal fegato (set, il fuoco separatore sethiano)".
Annick de Souzenelle dedicò uno splendido testo all'anatomia esoterica, Il Simbolismo del Corpo Umano e scrisse del fegato:
“Il fegato è il luogo del corpo ove si accumula la luce del compiuto. E quando tutto è compiuto (Giovanni 19:30), il fegato diviene carico della ricchezza di YHWH, ed è la resurrezione, il passaggio per la porta degli dèi.
Accumulando il compiuto, riportate le energie nel polo tov-luce dell'albero della conoscenza, il fegato partecipa della conoscenza; ha potere di visione. Diviene sede di una nuova Intelligenza sugli avvenimenti, di una nuova saggezza circa le decisioni da prendere. Questo potere era conosciuto fin dall'antichità: si leggeva infatti il futuro nel fegato degli animali. Il fegato (dal latino Ficus: il fico) ha certamente un'analogia con quest'albero. Il fico appare spesso nei testi biblici ma, tre volte, in circostanze che possono chiarire il nostro argomento:
1) nella genesi, dopo la caduta, Adamo ed Eva intrecciano una foglia di fico e ne fanno delle cinture (Genesi 3:7). Il vocabolo ebraico per fico (teenah), designa sia il fico che il desiderio. E la parola AleH (Foglia) anche l'elevazione.
2) Nei Vangeli, in cui Cristo lo secca e lo maledice (Matteo 11:12), ben sapendo che esso rappresenta l'Albero della conoscenza del bene e del male, l'albero del desiderio rivolto alle cose terrene e non verso Dio (nota mia. in particolare del desiderio sessuale. La foglia di fico ha una forma palesemente fallica, essa viene posta nella zona puberale, il frutto di fico presenta una moltitudine di semi e un liquido lattiginoso molto simile allo sperma maschile). Cristo maledice il Fico del Mondo, in quanto simbolo dell'albero duale e terreno, volendo far convergere l'attenzione sull'albero sempreverde che porta frutti al di là delle stagioni.
3) Cristo infine paragona gli avvenimenti della fine dei tempi all'evoluzione del fico: "Non appena germoglia, capite che l'estate è vicina, così quando vedrete accadere queste cose, sappiamo che il Regno di Dio è vicino" (Luca 21:29).
Nei tre testi citati, il fico appare ontologicamente legato al desiderio che l'uomo ha dello sposo divino, e dunque al suo compimento nello Yod (lettera simbolo di Dio). Il simbolismo del Fegato-Fico trova così conferma, è il luogo di ascesa delle energie psichiche, ed è la maledizione, e il fegato dà il suo frutto, il suo compimento. Quando tutto è compiuto nasce lo Yod.”
Il fegato è legato al terzo chakra o Manipura che significa “gioiello luminoso” o “luogo delle gemme preziose”.
La medicina cinese ha sempre sottolineato il rapporto tra fegato (quindi funzione digerente) e occhio, come appartenenti a un “sistema” comune. Anche per la medicina occidentale sono evidenti i rapporti tra le patologie epatiche e l’occhio (l’occhio giallo dell’itterico, l’occhio arrossato del cirrotico...) e questo riporta al fiele prodotto dal fegato per dare la vista ai ciechi, nel suo significato simbolico riportato dal Libro di Tobia.
Manipura è la sede del carisma personale, della consapevolezza di essere un individuo unico. Da qui consegue che un blocco di Manipura porta con sé una scarsa autostima, un senso di inutilità nonché l’incapacità di sviluppare le potenzialità latenti presenti nel Sé. Infatti, etimologicamente Manipura allude ad un'abbondanza di gemme preziose racchiuse all’interno della propria personalità.
Di colore giallo è orientato bipolarmente ed il suo simbolo geometrico è un  triangolo equilatero, emblema dell'elemento Fuoco. I petali del loto sono dieci.
Manipura è conosciuto anche come il chakra del plesso solare ed è situato nel pancreas. Esso viene considerato il “nostro sole” e costituisce il punto di collegamento tra i chakra inferiori e quelli superiori. Infatti  è proprio Manipura che si occupa di armonizzare i desideri materiali dei primi con i desideri spirituali dei secondi, consentendo così l'equilibrio tra spirito e materia.
Tornando al mostro che risparmia il fegato di chi divora, da cui è partita la mia ricerca, esso dunque risparmia il nucleo vitale alle proprie vittime poiché la loro forza, il loro coraggio, la loro determinazione non vengano distrutte. Nell’eterno ciclo di nascita-morte-rinascita, che si compie nella forza distruttrice emotiva rappresentata dai leggendari cavalli d’acqua, la rinascita è rappresenta dal fegato e la persona smembrata si rinnova completamente ripartendo da quell’organo straordinario, il produttore dell’ira di Dio che, se scaricata sulla parte materiale di noi, ci fa entrare nell’amore di Dio che risiede nel cuore, trasmutandoci in Gesù.
La forza malefica del mostro non può distruggere il fegato, la forza istintuale essenziale per l’ascesa spirituale dell’uomo. Senza la sublimazione dell’ira e delle passioni l’uomo non può giungere al cuore, all’Amore, vita dopo vita, incarnazione dopo incarnazione, come insegna il mito di Prometeo, il cui fegato si riproduce giorno dopo giorno. A chi è rimasto preda di emozioni incontrollate ed è stato divorato dal mostro emergente dall’inconscio (acqua) viene offerta un’altra opportunità: quella di rinascere ripartendo dal controllo delle emozioni e delle passioni, guarendo interiormente e acquisendo in tal modo una più chiara visione esente da veli (l’albugine di cui parlava l’Arcangelo guaritore Raffaele)



Da: http://mikeplato.myblog.it/archive/2009/04/30/il-fegato-nell-anatomia-esoterica.html
http://www.altrasalute.it/reiki_00002e.html
http://www.alkaemia.it/chakra3.php
www.riza.it/glossario/fegato__QQidpZ34

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